Coronavirus

Cosa chiuderà dopo il Dpcm (e cosa non potremo più fare)

Misure più restrittive potrebbero essere inserite nel Dpcm che sarà firmato nelle prossime ore. Si ipotizza la chiusura di bar e ristoranti nelle zone più a rischio e coprifuoco anticipato

Cosa chiuderà dopo il Dpcm (e cosa non potremo più fare)

È ormai imminente una nuova stretta del governo per tentare di contenere l’epidemia di coronavirus. Tra oggi e domani sarà, infatti, firmato un nuovo Dpcm che conterrà alcune misure mirate ad evitare un lockdown a livello nazionale sul modello di marzo-aprile. Nella giornata di ieri c’è stato un lungo incontro tra esecutivo, Regioni, Province e comuni per studiare le mosse da adottare per fronteggiare il forte aumento del numero di contagi. Una riunione riservata, come ha sottolineato la Conferenza delle Regioni che ha invitato a prendere con le molle le indiscrezioni trapelate. Al momento le notizie emerse sono solo ipotesi. Un qualcosa di più certo lo si potrà capire nella serata di oggi dopo il nuovo incontro tra le istituzioni.

Secondo alcune voci nel prossimo Dpcm potrebbe essere prevista la chiusura di bar e ristoranti anche a pranzo e alla serrata dei negozi nelle Regioni, come Lombardia, Piemonte, Calabria, Campania, Veneto e Liguria, dove l’indice di trasmissione Rt supera l’1,5. Dovranno, però, essere i governatori a firmare le ordinanze, d’intesa con il governo, che potrà indicare le aree di rischio e sollecitare gli interventi.

A meno di imprevisti si procederà con un regime differenziato basato su tre livelli costruiti in base agli scenari e al grado di rischio del sistema elaborato dall’Iss, l’Istituto superiore di sanità. Come ricorda il Corriere della Sera in questa graduatoria il terzo livello è quello nazionale, il secondo include misure più severe riservate a Regioni considerate "critiche". Il primo, invece, prevede provvedimenti ancora più duri per le Regioni che sono nel cosiddetto "scenario 4" e che presentano un rischio alto. In queste ultime si prevede un vero e proprio lockdown.

C’è ancora molto da discutere. Si prevede che saranno chiusi i locali pubblici, negozi al dettaglio (tranne alimentari, farmacie, parafarmacie e tabaccai) e i musei. Nella pubblica amministrazione lo smart working sarà applicato per intero, ad eccezione dei servizi pubblici essenziali.

Il governo starebbe pensando anche ad estendere la didattica a distanza alla seconda e terza media. Su questo punto i governatori non sarebbero contrari. "Dobbiamo salvaguardare le scuole, soprattutto le elementari e medie ma credo che fare la dad per un mese può salvare l'anno scolastico", ha affermato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Inoltre previsto l’obbligo di indossare la mascherina sempre per le lezioni in presenza che si terranno regolarmente in prima media e alle elementari.

Il coprifuoco e gli spostamenti

Per tutto il territorio nazionale dovrebbe scattare il divieto di circolazione e chiusura di tutti i negozi a un orario uguale. Su questo tema, però, governo e Regioni sembrano avere posizioni distanti. Sembra tramontata l’ipotesi del coprifuoco alle 18. Probabile, invece, che l’ora x scatti alle 20 o alle 21. Da quel momento sarà possibile uscire dalla propria abitazione solo per "comprovate esigenze" che possono essere motivi di lavoro, di salute o di urgenza. La misura sarebbe sostenuta con forza dal governatore dell'Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Gli spostamenti dovranno essere giustificati con il modulo di autocertificazione. In caso di visita a persone non dovranno essere indicate le loro generalità per tutelarne la privacy. Non rientrano nelle chiusure anticipate le farmacie e i negozi di alimentari.

Mobilità tra Regioni

Previsto anche il divieto di spostamento tra le Regioni, a meno che non ci siano "comprovate esigenze". In questo caso, tra le urgenze ci sono anche i danni gravi alle seconde case che, ovviamente, dovranno essere dimostrati. In ogni caso si dovrà avere con sé il modulo di autocertificazione. Chi si trova fuori dalla propria regione al momento dell’entrata in vigore del Dpcm potrà fare ritorno nel proprio domicilio anche nei giorni successivi. Il ministro Boccia ha spiegato che "ogni presidente di regione può intervenire in base alle esigenze e criticità del proprio territorio". La misura è stata decisa per limitare i passaggi dalle aree a più alto contagio a quelle dove invece la circolazione del Covid-19 è minore.

Cosa accadrà ai centri commerciali

I centri commerciali rimarranno chiusi nel fine settimana e nei giorni festivi. La limitazione, che fino ad ora riguardava bar e ristoranti dopo le 18, si dovrebbe estendere a tutti i negozi inseriti nelle grandi strutture e varrà nei giorni di maggior affollamento. Nel resto della settimana rimangono le regole già in vigore. Gli altri negozi al dettaglio non inseriti nei centri commerciali non dovrebbero subire limitazioni. Nei centri commerciali sempre obbligatorio l’uso della mascherina, quello del distanziamento di un metro così come la misurazione della temperatura agli ingressi.

Stop a slot machine in tabaccherie e bar

Le sale giochi e quelle bingo sono state già chiuse in base al Dpcm firmato dal premier Conte lo scorso 24 ottobre. Ora saranno vietate le slot machine e le altre macchine per il gioco d’azzardo che si trovano nei tabaccai e nei bar.

Il divieto vige anche nelle ore in cui i negozi possono rimanere aperti.

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