Coronavirus

Covid-19 e gruppi sanguigni: così il sangue influenza il virus

Uno studio internazionale svela la relazione tra gruppi sanguigni e sviluppo di sintomi gravi del nuovo coronavirus. Più a rischio i pazienti con il gruppo A

Covid-19 e gruppi sanguigni: così il sangue influenza il virus

I gruppi sanguigni potrebbero determinare lo sviluppo più o meno grave del Covid-19. È il risultato di uno segli ultimi studi sul nuovo coronavirus, che è stato condotto con lo scopo di identificare potenziali fattori genetici coinvolti nell'insorgenza della malattia. E l'analisi sui gruppi sanguigni ha mostrato un rischio di sviluppare sintomi gravi dell'infezione più elevato per gli individui di gruppo A e un comportamento più "protettivo" del gruppo 0.

La protezione del gruppo 0

Già all'inizio di giugno, la società californiana di test genetici 23andMe aveva svolto un'analisi su 750mila persone, di cui 10mila positive al nuovo coronavirus. Gli studi preliminari fornivano prove sull'importanza del gruppo sanguigno della persona per la suscettibilità o meno alla forma grave del Sars-CoV-2. Lo studio, ripreso anche dal giornale.it, infatti, mostrava che "il gruppo sanguigno 0 sembra essere protettivo rispetto a tutti gli altri gruppi sanguigni": per gli individui appartententi a questo gruppo, infatti, veniva indicata una probabilità di contrarre il virus del 9-18% in meno rispetto alle altre persone.

I dati dei diversi studi, però, sembravano non molto solidi, anche perché dovevano essere ancora revisionati: "Non sono dati molto solidi e non hanno una rilevanza significativa a livello protettivo", aveva commentato Mannuccio Mannucci, ematologo di grande fama, già direttore del Policlinico di Milano, in merito alla possibilità di una maggiore o minore suscettibilità al Covid-19 a seconda del proprio gruppo sanguigno. "Oltretutto - aveva aggiunto - i dati sono in contrasto con quello che l’epidemiliologia ci racconta. Sappiamo che molti dei pazienti di Covid-19 non muoiono per polmonite ma per trombosi causate dai coaguli e sappiamo, e questo è un dato solido, che chi è del gruppo sanguigno 0 negativo ha un rischio maggiore di andare incontro a trombosi. La protezione non ce la dà il gruppo sanguigno ma il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine".

I primi a sottolineare una possibile protezione da parte del gruppo 0 erano stati gli scienziati cinesi, che già a fine marzo osservavano come "il gruppo sanguigno 0" fosse "associato a un rischio inferiore per l'infezione rispetto ai gruppi sanguigni non 0". Lo studio aveva confrontato la "distribuzione del gruppo sanguigno ABO in 2.173 pazienti con COVID-19 confermato dal test SARS-CoV-2 di tre ospedali di Wuhan e Shenzhen, in Cina, con quello nelle persone normali delle regioni corrispondenti".

Il gruppo A più a rischio?

Dallo stesso studio era emersa anche la possibilità di un rischio maggiore nel contrarre l'infezione respiratoria grave per le persone con gruppo sanguigno A. La ricerca, infatti, aveva mostrato che il 37,75% dei pazienti ricoverati faceva parte del gruppo A. Ma ora, uno studio internazionale è tornato sulle possibili conessioni tra gruppi sanguigni e sviluppo di sintomi gravi legati al nuovo coronavirus. La ricerca ha un sapore italiano, dato che hanno avuto un ruolo chiave l'Università degli Studi di Milano-Bicocca e l'Asst di Monza, grazie all'archivio Storm, che raccoglie dati clinici, diagnostici, terapeutici e campioni biologici dei pazienti contagiati dal Sars-CoV-2 e ricoverati a Monza. Al fianco degli scienziati italiani hanno preso posto i ricercatori spagnoli, tedeschi e norvegesi.

Gli scienziati hanno analizzato le sequenze geniche di 1.610 pazienti Covid ricoverati in 3 ospedali italiani e 4 spagnoli, tutti con insufficienza respiratoria, e in 2.205 persone senza malattia (gruppo controllo). I dati hanno mostrato "una forte associazione tra gruppi sanguigni AB0 e la tendenza ad avere un quadro clinico più severo. Il lavoro dimostra che il gruppo sanguigno 0 è associato a un rischio più basso di sviluppare un'infezione clinicamente grave, mentre il gruppo sanguigno A è associato a un rischio più elevato". I risultati, quindi, mostrano "che il gruppo sanguigno A ha un rischio aumentato di compromissione polmonare severa, mentre chi appartiene al gruppo 0 è più protetto. E dato che il gruppo sanguigno è ereditario, è possibile concludere che è ereditaria anche la predisposizione ai sintomi più gravi per questa malattia", ha spiegato Luca Valenti, medico del Centro trasfusionale del Policlinico di Milano e coordinatore italiano dello studio internazionale.

Secondo quanto riferito da alcuni scienziati tedeschi ad AdnKronos, "le persone con gruppo A hanno circa il 50% di chance in più di sviluppare una forma severa di Covid rispetto a persone con altri gruppi sanguigni, e quelli con gruppo 0 hanno un 50% di chance in meno di diventare un caso grave".

"Verso la previsione del rischio di gravità"

Già gli scienziati cinesi avevano ipotizzato un legame tra gruppi sanguigni e insorgenza di sintomi gravi nei pazienti Covid-19. Lo studio internazionale, ora, fa un passo in più, "confermando per la prima volta in modo sistematico che il gruppo sanguigno è uno dei fattori che portano a predire la gravità dei sintomi". È questa "la novità della nostra ricerca", come ha spiegato Daniele Prati, direttore del Centro trasfusionale del Policlinico di Milano.

"Le ragioni alla base di questo differente profilo di rischio saranno da approfondire con studi dedicati - sottolineano gli autori italiani - ma i risultati dello studio pongono un tassello importante verso la comprensione dei meccanismi patogenetici di una malattia la cui complessità costituisce una delle sfide più importanti della medicina moderna". Per il momento "abbiamo due marcatori genetici che indicano un aumento del rischio di gravità della malattia Covid-19: uno è il gruppo sanguigno, che conosciamo meglio, e l'altro è una regione del cromosoma 3 che comprende alcuni co-recettori del virus e fattori infiammatori, ma è ancora in corso di definizione". Questo permetterà di "prevedere, nel caso l'infezione persista nella popolazione o si verifichi una seconda ondata, quali persone saranno più suscettibili a eventuali complicazioni". "In questo modo- conclude Luca Valenti- i medici potranno preparare in anticipo le migliori strategie di prevenzione e trattamenti più mirati. Inoltre, questa scoperta è fondamentale per la ricerca scientifica, perché può contribuire alla messa a punto di vaccini efficaci contro Sars-CoV-2".

La ricerca ha dimostrato come i gruppi sanguigni possano influire sulla gravità dei sintomi ma, specificano gli scienziati, non ci sono certezze sulla possibilità che questi possano determinare il rischio di contrarre la malattia.

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