Coronavirus

Dalle start-up valvole e maschere 3d per gli ospedali in ginocchio

A Brescia le iniziative autonome di imprenditori e ingegneri per salvare le vite dei pazienti negli ospedali al collasso

Dalle start-up valvole e maschere 3d per gli ospedali in ginocchio

Immaginate che un’ospedale lanci un’allarme alla comunità, denunciando di non avere più quelle valvole che permettono ai macchinari di dare ossigeno ai pazienti intubati. Fino a qualche settimana fa la notizia non sarebbe stata credibile per un Paese europeo, ma nella zona più rossa d’Italia pesantemente colpita dall’emergenza sanitaria molte certezze sono state messe in discussione.

Così capita che l’ospedale Mellini di Chiari, nella martoriata provincia di Brescia, lanci un appello: le valvole scarseggiano e la fabbrica non sta dietro agli ordini. La produzione non si è fermata - è vero - ma la richiesta è tale che le macchine non tengono il ritmo e la ditta non riesce ad evadere abbastanza velocemente tutti gli ordini. Il rischio è dietro l’angolo.

A raccogliere il grido di aiuto del personale sanitario è una start-up locale, la Isinnova. Il Ceo e fondatore Cristian Fracassi fa un tentativo: con una stampante 3d prova a produrre dei pezzi gemelli a partire dal progetto grafico delle valvole. Sono ore concitate: prima la produzione della valvola, poi il test positivo, infine la corsa in ospedale. Funzionano, vengono collegate ai pazienti, il primario ne chiede altri 100 pezzi. Nasce così una delle più incredibili e positive storie di questa emergenza sanitaria. “Noi l’abbiamo fatto in maniera forse anche un po’ incosciente per provare ad aiutare un ospedale che ne aveva estremo bisogno - confessa l’ingegner Fracassi -, ma se ci fossero necessità estreme e richieste esagerate ci attiveremo anche attraverso canali istituzionali come quello del ministero per individuare enti e società che siano in grado di realizzare i pezzi in pochissimo tempo. Noi non abbiamo alcuno scopo di lucro”.

Ma sono sempre di più coloro che tra Brescia e Bergamo stanno decidendo di mettere al servizio del pubblico e delle comunità locali il proprio know-how. Un’altra “invenzione” tutta made in Brescia passa sempre dalla Isinnova. Nei giorni scorsi Renato Favero, un ex primario, contatta i giovani ingegneri della start-up per far fronte alla possibile penuria di maschere C-Pap ospedaliere per terapia sub-intensiva. Si comincia così ad ideare e a costruire una maschera respiratoria d’emergenza riadattando una maschera da snorkeling già attualmente in commercio. Anche in questo caso l’esperimento funziona benissimo e il prodotto, chiamato “Easy Covid-19” è stato già esportato persino in Tunisia, tramite Aldo Gervasoni, un altro imprenditore bresciano che lavora nel Paese africano, dove l’emergenza coronavirus sta per arrivare.

E’ così che nel peggior periodo storico dal Dopoguerra ad oggi per l’Italia, i professionisti lombardi danno sfogo alla propria creatività solidale al servizio delle comunità locali.

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