Cronache

Quando torna l'Italia "a fasce": tutti i dubbi sulle riaperture

Dal 7 gennaio potrebbe essere ripristinato il ''sistema fasce" per le Regioni. A rischio riapertura di bar, negozi e ristoranti

Quando torna l'Italia "a fasce": tutti i dubbi sulle riaperture

A partire dal 7 gennaio, il governo potrebbe riaffidarsi all'ormai noto "sistema a fasce", ovvero, quello per cui ciascuna regione sarà contrassegnata da un colore (rosso, arancione o giallo) in misura del livello di pericolosità della trasmissione virale. Se l'idea iniziale era quella di ripristinare la zona gialla su gran parte del territorio nazionale con un conseguente allentamento delle "restrizioni natalizie", ora si profila una ennesima inversione di rotta. Proccupa la repentina risalita dell'Indice Rt tanto quanto l'eventualità di riaprire le attività con la curva dei contagi di nuovo in impennata. Per questo motivo, il governo ha deciso di navigare a vista rimandando ogni scelta a martedì 5 gennaio, quando l'Istituto superiore di sanità pubblicherà il nuovo report sui dati dell'epidemia.

Il rebus dell'Indice Rt

La previsione era che le Regioni ripartissero da dove erano rimaste: tutte in fascia gialla ad eccezione dell'Abruzzo che sarebbe rimasto "arancione". Gli ultimi dati statistici, però, segnalano l'Rt in sensibile crescita con il tasso di positività in costante aumento, seppur a macchia di leopardo, sull'intero territorio peninsulare. Veneto, Liguria e Calabria rischiano di non uscire dalla zona rossa neanche dopo l'Epifania, mentre Puglia, Basilicata e Lombardia potrebbero finire nella fascia arancione. La decisione del governo, come si è detto, è attesa per la prossima settimana, e farà testo al nuovo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità. L'ultimo documento, quello del 30 dicembre, ha evidenziato ancora situazioni di criticità per Lombardia, Trento e Veneto, ad un passo dalla soglia critica di saturazione delle terapie intensive. Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna, invece, preoccupano per l'occupazione dei posti letto in area medica. Le previsioni suggeriscono che in poco più di 30 giorni, al passo attuale dei contagi, potrebbe scattare una ennesima situazione di allerta.

I dubbi sulle riaperture

Se i dati Iss non saranno confortanti, è probabile che sia rimandata anche la riapertura di bar, negozi e ristoranti prevista per il prossimo giovedì. Il cruccio maggiore resta il riavvio degli impianti sciistici che rischia di slittare per l'ennesima volta. Le Regioni hanno chiesto al governo di fissare al 18 gennaio la data per la riapertura delle piste invece del 7 gennaio, come stabilito da accordi precedenti. La lettera contente la nuova proposta è stata inviata dal presidente della Conferenza delle regioni, il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ai ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza. "Adesso serve certezza", ha detto l'assessore al Turismo della Provincia autonoma di Trento, Roberto Failoni, "c'è stato un segnale di grande responsabilità delle Regioni con l'approvazione del protocollo impianti che ha recepito i suggerimenti del Cts. Ora è il governo che deve fare gol e indicare una data di partenza certa". La preoccupazione è per la concorrenza a livello europeo: la riapertura degli impianti in Paesi come l'Austria potrebbe aprire la strada a una fuga di maestri di sci e tecnici degli impianti di risalita.

In Italia siamo fermi da marzo.

Commenti