Coronavirus

"Virus? Fumo vietato". Ma lo studio smonta i "proibizionisti"

Associazioni spagnole sul piede di guerra contro i fumatori: si chiede il divieto assoluto anche nei locali all'aperto ma la Scienza dice un'altra cosa. "Nessuno studio dimostra che chi fuma trasmette di più Covid rispetto a chi respira vicino profondamente"

"C'è il virus, fumo vietato all'aperto". Ma lo studio smonta i "proibizionisti"

In Spagna è braccio di ferro fra ministero della Salute, comunità autonome e Tar locali sul divieto di fumare nei locali all'aperto anche ad una distanza interpersonale maggiore ai due metri. Il fumo, infatti, è considerato molto pericoloso per il diffondersi della pandemia.

Carica virale maggiore?

"Quando una persona inala ed esala fumo, se è contaminata col Covid, la carica virale che espelle è molto maggiore", spiega Carlos Jiménez, presidente della Società spagnola di pneumologia e chirurgia toracica. "Numerosi studi evidenziano che i fumatori non solo hanno più possibilità di contagio e sono pericolosi per i fumatori passivi, ma su di loro l' impatto del Covid-19 è molto più grave, con un rischio di morte più che doppio", aggiunge Jiménez come riporta Dagospia. Già da un anno, in alcune regioni spagnole quali Aragona, Asturie, Canarie, Cantabria, Valencia, Baleari e Navarra è in vigore il divieto di fumare anche all'aperto. Il bando, però, è stato bocciato dal Tar locale. La misura era stata raccomandata dagli esperti del comitato clinico per la prevenzione del Covid-19, secondo i quali il fumo aumenterebbe il rischio di trasmissione del virus in parte perché richiede di togliersi la mascherina ed in parte perché, quando i fumatori espirano, emettono goccioline di saliva, i famosi "droplets", che aumentano esponenzialmente il rischio contagio. Ma è davvero così?

Cos'è che non torna

Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunità di Madrid, ha twittato che "continuare ad aggiungere divieti a questo punto è estenuare la popolazione". "Si approfitta della pandemia per legiferare su questioni che non hanno nulla a che vedere con la sicurezza sanitaria", si sono ribellati a Barcellona. Sul fronte opposto, l'associazione nazionale Nofumadores.org reclama alle regioni che la proibizione sia recepita e messa in atto sin da subito. Gli esponenti di questa associazione affermano che, uno studio da poco pubblicato su The Lancet, affermano che ci sarebbero prove scientifiche che "evidenziano che i fumatori non solo hanno più possibilità di contagio e sono pericolosi per i fumatori passivi, ma su di loro l' mpatto del Covid-19 è molto più grave, con un rischio di morte più che doppio".

Cosa dice lo studio

In realtà, in questo caso, non è propriamente cosi: lo studio che vi abbiamo linkato poco fa (allegato in Pdf in fondo all'articolo) e preso in causa dall'associazione spagnola afferma qualcosa di ben diverso: "Se un virus infettivo è principalmente disperso nell'aria, un individuo potrebbe essere potenzialmente infettato quando inala gli aerosol prodotti quando una persona infetta espira, parla, grida, canta, starnutisce o tossisce. La riduzione della trasmissione aerea del virus richiede misure per evitare l'inalazione di aerosol infettivi, compresa la ventilazione, la filtrazione dell'aria", si legge su una delle riviste scientifiche più importanti del mondo con due evidenze: da nessuna parte si parla e di fumo e, soprattutto, se c'è ventilazione il rischio contagio decade. La ricerca sviscera 10 diversi casi in cui è possibile infettarsi e le varie modalità ma non si fa mai riferimento al fumo di sigaretta o al rischio di trovarsi accanto ad un fumatore, per di più all'aperto. In questo caso, è probabile che l'associazione Nofumadores abbia usato un pretesto, facilmente sgamabile, per evitare il fumo a priori.

Bassetti: "Eccessivo vietare fumo all'aperto"

"È evidente che nel fumo ci sono particelle potenzialmente anche di virus, perché quando noi eliminiamo il fumo (di sigarette, di pipa, della e-cig) è chiaro che buttiamo fuori con aerosol anche particelle del virus se siamo positivi. Ma non c'è uno studio che dimostra che chi fuma trasmette di più Covid rispetto a chi ti respira vicino profondamente. Vietare di fumare all'aria aperta è eccessivo, stiamo attenti altrimenti qui si va sempre più verso divieti quando dovremmo andare in una altra direzione": lo ha affermato ad Adnkronos Salute il Prof. Matteo Bassetti, Direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria, commentando la possibilità che in Spagna si vieti il fumo nei luoghi all'aperto per il rischio di contagio. "Se chi si accende una sigaretta e quindi si toglie la mascherina ha una persona accanto può contagiarla - avverte Bassetti - ma questo può accadere solo dove c'è assembramento di persone e se non si indossa il dispositivo di protezione. Per me il divieto è un paradosso, basta un pò di buon senso - conclude - chi fuma cercherà di mettersi in un'area lontana da altre persone per evitare di sparargli il fumo addosso".

"Nessun aumento del rischio"

"Certamente l'abitudine consolidata al fumo può essere considerata elemento in grado di potenziare l'infiammazione correlata alla malattia Covid-19, ma individuare nel fumo passivo occasionale un'aumentata possibilità di rischio di contrarre il Sars-CoV-2 rimane ipotesi al momento priva di alcun fondamento". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata, commentando la possibilità che in Spagna si vieti il fumo nei luoghi all'aperto per il rischio di contagio. "Questione datata e controversa, nella quale la nicotina è stata addirittura considerata sostanza capace di agire positivamente sui pazienti affetti da Covid, in ragione di alcuni effetti antinfiammatori di cui sarebbe dotata - ricorda Minelli - In realtà, i dati attendibili relativi ai rischi di Covid-19 correlati all'uso di sigarette sono pochi, a meno che non si includa tra questi la necessità, per chi sta fumando in luogo pubblico, di abbassare la mascherina con ciò espirando nell'aria circostante l'eventuale virus di cui il fumatore potrebbe essere portatore inconsapevole.

Ma questa non è già più un'azione direttamente correlabile al fumo in quanto tale", conclude.

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