"Come fidarsi delle autocertificazioni?". È allarme Covid alle frontiere

I migranti potrebbero entrare via terra esibendo semplicemente un'autocertificazione agli agenti di frontiera: ecco il paradosso sollevato nei giorni scorsi dal deputato Gianni Tonelli

"Come fidarsi delle autocertificazioni?". È allarme Covid alle frontiere

Dopo che nei Balcani il coronavirus è tornato a serpeggiare in modo piuttosto preoccupante, a Roma si è deciso di stilare una lista di 13 Paesi da cui è impossibile entrare e, non a caso, tra questi ci sono anche Serbia, Bosnia e Macedonia del Nord. C’è però il rischio di un paradosso: per via legale da queste nazioni non si può entrare, ma che succede nel momento in cui ci si troverà di fronte ad ingressi illegali?

Un’eventualità non remota, visto che dai Balcani transita una delle rotte più trafficate dell’immigrazione che in Italia quest’anno ha già portato non pochi migranti. Anzi, gli ingressi clandestini via terra risultano in aumento e già prima del coronavirus: nei mesi scorsi a denunciare il fatto è stato, tra gli altri, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Mentre su IlGiornale.it è stato Fausto Biloslavo a mostrare il lavoro degli agenti di frontiera lungo i nostri confini orientali.

Adesso a sollevare il caso è il deputato leghista Gianni Tonelli, il quale ha messo in evidenza soprattutto un particolare aspetto, quello cioè dell’autocertificazione: “All'ingresso in Italia ovvero all'atto dell'imbarco sul vettore aereo o marittimo – ha dichiarato il deputato su IlTempo – le persone provenienti da tutto il mondo dovranno autocertificare il non soggiorno o transito nei 13 Paesi inseriti nella black list. Come dovranno comportarsi gli agenti di polizia?”

Tonelli, che è poliziotto e che è stato anche segretario del sindacato Sap, conosce bene la situazione degli agenti e non è un caso per l’appunto che parla di un vero e proprio possibile paradosso: “Spesso i clandestini provenienti dalla rotta balcanica sono persone di cui non conosciamo nemmeno l'identità, come possiamo fidarci delle autocertificazioni?”

In poche parole, alla frontiera potrebbero presentarsi persone risalenti dalla rotta balcanica dell’immigrazione che però, con una semplice autocertificazione, potrebbero dichiarare di non essere mai transitati da Bosnia, Serbia o Macedonia del Nord. A quel punto, ha chiesto Tonelli anche in un’interrogazione parlamentare, cosa si dovrà fare?

Il rischio che centinaia di persone siano passate per questi Paesi dove il coronavirus sta raggiungendo il picco e riescano ad entrare in Italia è molto alto. E questo testimonia quanto delicato sia il rapporto tra l’emergenza sanitaria e quella migratoria. Lo sanno molto bene già in Sicilia, dove ad aprile a Pozzallo è stato trovato il primo migrante positivo al virus. Ed in questi giorni invece si deve far fronte alla presenza di numerose persone sbarcate risultate contagiate. Dai 30 arrivati dalla Sea Watch 3 ed adesso in quarantena sulla Moby Zazà, la nave ancorata in rada a Porto Empedocle, agli 11 trovati positivi a Pozzallo fino agli 8 invece contagiati sbarcati dalla Mare Jonio.

Situazioni che hanno messo in allarme amministratori locali e popolazione. Lo stesso deputato Tonelli ha visitato nei giorni scorsi uno dei centri di accoglienza di Pozzallo, da cui però sono scappati almeno 100 migranti, con il sospetto della presenza tra di loro di persone positive. E poi c’è anche la Calabria, con i 28 arrivati dal Pakistan nei giorni scorsi trovati positivi e con l’opinione pubblica della parte tirrenica della regione preoccupata per nuovi eventuali sbarchi.

Via mare o via terra, in un momento del genere dove si chiude al transito aeroportuale o navale da alcuni

precisi Paesi ogni arrivo clandestino ed illegale potrebbe rappresentare un pericolo sotto il profilo sanitario. Un pericolo importante, che forse però sembra quasi sottovalutato tanto per ragioni politiche quanto ideologiche.

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