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"Ha vinto l'ideologia. Non voteremo norme a scatola chiusa"

Resta il coprifuoco alle 22 e la Lega non vota il decreto sulle riaperture. Premier duro: "Precedente grave". Governo nel caos

"Ha vinto l'ideologia. Non voteremo norme a scatola chiusa"

Incassa la delusione del tifoso con una battuta: «In dodici ore siamo passati dalla Superlega a Milan-Sassuolo e il Milan ha pure perso».

Giornata complicata, senatore Salvini.

«Giornata lunga. Ho avuto cinque telefonate con il presidente Draghi».

E che gli ha detto?

«Che così non avrei votato il decreto sulle riaperture».

Ci risiamo con la Lega di lotta e di governo?

«No guardi, tutte le Regioni, tutte tutte, anche quelle di sinistra, chiedevano di rivedere queste norme, per esempio spostando l'orario del coprifuoco e concedendo alcune aperture in più».

Scusi, non è un azzardo con la pandemia che ancora morde il Paese?

«Intanto, in cinque giorni più di duemiladuecento persone hanno lasciato gli ospedali e le terapie intensive. Poi parliamo di zone gialle, giusto?»

Ma le curve del contagio sono ancora ballerine.

«Ma no, abbiamo suggerito cinque cose e ne abbiamo avute zero. Da lunedì si potrà andare in duecento al cinema».

Non le sta bene?

«Sono contento per i cinema e i teatri, ci mancherebbe, ma perché non posso andare a mangiare una pizza al chiuso con mia moglie?»

Forse, i rischi sono ancora alti.

«Hanno prevalso criteri ideologici, non scientifici».

Ne è così sicuro?

«Queste disposizioni sono illogiche».

Dicono che Draghi abbia detto: «Non capisco, abbiamo deciso insieme».

«Lui ha mediato, ma questa volta ha prevalso la linea della sinistra, dei 5 Stelle, di Speranza».

La linea della sicurezza?

«Per niente. Zaia, che non è un folle, aveva proposto protocolli rigidissimi per i locali, sanificazioni e tutto il resto».

La salute del Paese non ha bandiere.

«C'è una realtà politica che considera i ristoratori, i baristi e i commercianti evasori. Ci sono partiti che non hanno grande dimestichezza con il privato, che non hanno familiarità con le realtà produttive e le loro esigenze».

Senatore, non è che medita lo scherzetto e si appresta a lasciare il governo?

«No, glielo garantisco. Però non votiamo i provvedimenti a scatola chiusa».

Si può stare in un esecutivo a giorni alterni?

«Fra quindici giorni, se ci saranno nuove aperture, voteremo un altro provvedimento favorevole a chi oggi è penalizzato».

Senatore insisto, si è già pentito?

«No, ci credo. Ho votato il decreto Sostegni con 40 miliardi per le imprese. Aiuti veri, ne sono orgoglioso: bollette, tasse, scadenze, mutui. E, se posso citare un altro esempio cui tengo molto, siamo riusciti a introdurre 100 milioni per le disabilità».

Però la Meloni sale nei sondaggi. La invidia?

«No, siamo entrati con convinzione. Per il bene del Paese. Poi si tratta di combattere: domani mi occuperò dei 60 miliardi per opere pubbliche da sbloccare. Sono 58 grandi progetti e intanto siamo indietro: la Tav è ferma, la Gronda è ferma. Dobbiamo azzerare la burocrazia e il codice degli appalti».

Così c'è il rischio di infiltrazioni criminali.

«Ecco, questa è l'obiezione della sinistra. Vedono ovunque la corruzione e invece dobbiamo rilanciare un Paese in ginocchio».

Sia sincero: Draghi sulle riaperture non le ha chiesto di allinearsi?

«Draghi mi ha fatto capire che la sinistra premeva in quella direzione. Ma non va bene. E poi c'è un altro tema».

Quale?

«La libertà. Gli italiani hanno sopportato per quattordici mesi una compressione dei loro diritti. Blitz. Controlli. Droni. Limitazioni negli spostamenti. Basta. E lo dico non in modo temerario, sconsiderato, avventato. Anche il presidente Bonaccini, Pd, aveva fatto le sue osservazioni. Non ci hanno ascoltato. Io continuo a fare la mia parte. Anche sul fronte dei vaccini».

Che cosa farà?

«Intanto, Bertolaso mi ha fornito i dati aggiornati della Lombardia che finalmente sta correndo. Poi, proprio oggi, ho avuto la certezza che all'estero possiamo acquistare almeno dieci milioni di dosi».

Sul controverso mercato parallelo?

«Quelle con cui siamo entrati in contatto sono persone serie, non i cinesi comparsi nell'inchiesta su Arcuri».

Quindi?

«Quindi, se l'Europa dorme, io dico che dobbiamo muoverci con le nostre gambe. E c'è un'altra questione che dev'essere chiara in vista dell'estate».

A cosa pensa?

«Al passaporto vaccinale. E agli spostamenti legati all'esito del tampone. Dovrà essere lo Stato a pagare quel tampone alle famiglie che partono per le vacanze».

Albertini sfiderà Sala a Milano?

«Spero che accetti. È la persona giusta, il motore di molti progetti che hanno cambiato la metropoli che oggi, invece, ha perso smalto ed è ferma».

Ultima questione: ha visto il video di Grillo?

«Da padre tutelo sempre i miei figli ma quelle immagini sono vergognose. Spero che Grillo abbia compreso tutto il male provocato dal giustizialismo.

Siamo al governo per cambiare, anche sulla giustizia».

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