Era l'estate del 2011, e di fronte all'impennarsi dello spread, il Sole24Ore - quotidiano di Confindustria - titolò a tutta pagina: «Fate presto», avallando così l'idea che l'Italia fosse sull'orlo del baratro per colpa del governo Berlusconi, che di lì a poco dovette dimettersi. La storia ha poi dimostrato che le cose non stavano così, che l'attacco alla nostra economia era organizzato e diretto dall'estero per seminare il panico e costringere il governo alla resa. Oggi sta accadendo qualcosa di simile. Siamo sotto attacco, il sistema bancario - ma non solo quello - frana in Borsa giorno dopo giorno e il baratro si avvicina.
Ieri un altro tonfo, il secondo consecutivo, ma nessuno pare occuparsene, certamente non c'è nell'aria lo stesso urlo «Fate presto» che creò lo scompiglio cinque anni fa. Renzi è partito per il Brasile, la politica si accapiglia sulle nomine dei direttori dei tg Rai, gli editorialisti che allora rovesciarono veleno sul governo oggi se ne stanno al sole di Capalbio e della Sardegna. Neppure il Sole24Ore sembra mettere particolare fretta al grande manovratore. Eppure credetemi, non bisogna essere laureati alla Bocconi per capire che in questi giorni stiamo vivendo uno dei momenti più pericolosi della recente storia italiana. È vero, la maggior parte delle nostre banche non gode di grande salute, ma non è neppure in coma. Una, Intesa, è tra le più solide d'Europa.
E allora perché questa slavina che si estende a tutte le nostre grandi aziende in modo così anomalo e ingiustificato? È l'incapacità politica di questo governo? L'inesperienza del premier? Le malefatte di banchieri spregiudicati (ieri è stato arrestato quello di Veneto Banca)? Non basta. C'è dell'altro. Siamo sotto attacco, i nostri depositi e risparmi sono a rischio. L'Italia rischia. Basta balle, Renzi torna a bordo, c...! E se non sai difenderci, almeno spiegaci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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