Dall'Ue un ultimatum all'Italia: "Ora manovra da 3,4 miliardi"

Bruxelles chiede una correzione dei conti pubblici in tempi stretti. E sul governo pende la procedura d'infrazione

Dall'Ue un ultimatum all'Italia: "Ora manovra da 3,4 miliardi"

La richiesta a quanto pare è già arrivata la scorsa settimana. Adesso c'è l'ultimatum europeo sulla manovra. Bruxelles aveva rinviato a dopo il referendum tutte le critiche alla manovra varata dal governo. Adesso l'Ue decide di alzare i toni con l'Italia. Di fatto la richiesta è chiara: l'Italia deve aggiustare i conti pubblici.

E come riporta Repubblica, all'appello mancano 3,4 miliardi, ovvero una manovra bis. Qualora l'esecutivo di Gentiloni dovesse "ignorare" le richieste di Bruxelles, l'Unione Europea sarebbe pronta già per una procedura d'infrazione. E tutto ciò significa una sorta di commissariamento del governo che per le scelte economiche dei prossimi anni dovrà assolutamente seguire le indicazioni di Bruxelles. Una tenaglia che rischia di intrappolare il governo. A far scattare la macchina di Bruxelles è la rivelazione di un deficit troppo alto. E questo, sempre secondo l'Ue avrebbe ricadute pesanti sul debito. Di fatto i patti di Renzi su uno sforamento della flessibilità, dopo il referendum e soprattutto dopo le dimissioni del premier sarebbero saltati. Juncker non aveva messo nel mirino la manovra per evitare conseguenze sul voto del referendum. Ma dopo il 4 dicembre è cambiato tutto. E così sono già partite le trattative per concordare l'entità della manovra bis tra Moscovici e Padoan. La correzione del deficit strutturale nel 2017 il governo porterebbe a casa quasi 7 miliardi di flessibilità rispetto agli obiettivi decisi con la Ue, sconto che si aggiunge ai 19 miliardi sottratti al risanamento nel 2015-2016 sempre con l'ok di Juncker. Ma attenzione, questa volta i tempi sarebbero strettissimi. A quanto pare l'Ue avrebbe chiesto interventi già entro l'1 febbraio e per il governo è cominciata una sorta di corsa contro il tempo. Il conto totale dovrebbe restare sotto i 5 miliardi chiesti a novembre da Bruxelles.

Infine nell'analisi dell'Ue non è entrato il fondo da 20 miliardi per il salvataggio di Mps, considerato dall'Ue una sorta di una tantum che non incide sul deficit strutturale. Adesso dunque il governo dovrà studiare un piano per evitare le procedure d'infrazione. Una tegola che l'Italia non può permettersi.

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