Cronache

Maxi sbarco a Trapani: la Sea Watch ci scarica 455 migranti

L'allarme dell'ong tedesca su Twitter: "Abbiamo più di 455 persone a bordo della Sea Watch 4. Persone a cui l'Europa non lascia altra via di fuga che rischiare la vita attraversando il Mediterraneo"

Maxi sbarco a Trapani: la Sea Watch ci scarica 455 migranti

Continua il pressing delle Ong per ottenere un porto sicuro nel nostro Paese dove far sbarcare i cittadini stranieri recuperati nel mar Mediterraneo. Stavolta è la Sea Watch 4 a far sentire la propria voce, pubblicando sulla propria pagina Twitter un post inequivocabile, in cui viene richiesto aiuto immediato. "Equipaggio e migranti sono esausti", si legge nel tweet dell'Ong tedesca, "serve un porto sicuro". Un appello che alla fine ha i suoi frutti: la nave si prepara a sbarcare nel porto di Trapani intorno alla mezzanotte.

La situazione attuale

Sono 455 i cittadini stranieri attualmente a bordo della Sea Watch 4. Un numero considerevole, che è stato raggiunto in seguito a ben 6 interventi dell'Ong nel mar Mediterraneo nelle ultime 72 ore."A bordo di una barca di legno a due piani c'erano 97 persone, erano in mare da tre giorni. Per fortuna siamo riusciti a salvarli tutti", raccontano i membri del team di Sea Watch. E ancora:"Abbiamo tratto in salvo 97 persone, molte stipate sottocoperta, da un barcone in legno che Malta ha rifiutato di soccorrere. Le autorità maltesi ci hanno comunicato di aver tenuto in osservazione il barcone e non aver ritenuto necessario intervenire. Ci hanno invitato a farci coordinare dalla Germania, nostro stato di bandiera, se avessimo voluto soccorrerlo. Queste persone erano in mare da 3 giorni".

Prima le accuse contro le autorità maltesi, poi la richiesta d'aiuto:"Dopo i due rescue delle ultime ore, a bordo della Sea-Watch 4 ci sono 455 persone che hanno bisogno e diritto di sbarcare il prima possibile in un porto sicuro".

A premere per gli aiuti è stata anche Alarm phone, che sempre sui social ha segnalato le condizioni di un'altra imbarcazione in difficoltà e ha puntato il dito direttamente contro l'Italia: "95 persone ancora in mare! Sono in panico, piangono al telefono. Alcuni vogliono nuotare verso le 2 navi vicine che rifiutano di intervenire piuttosto che essere costretti a tornare in #Libia. Situazione tesa, l'Italia rifiuta ancora la responsabilità".

"Dateci un porto sicuro"

Questa mattina la Sea Watch 4 ha rilasciato numerosi post sul proprio account Twitter nel tentativo di richiamare ancora una volta l'attenzione delle autorità. "Le condizioni su #SeaWatch4 sono difficili, fa freddo, tira vento e le onde alte bagnano i naufraghi. Però c'è solidarietà a bordo e ci si aiuta l'un l'altro", si legge sulla pagina social, in cui è stato inserito anche il video messaggio di Oliver, un portavoce dell'equipaggio.

"Abbiamo più di 455 persone a bordo della Sea Watch 4", ripete il giovane, "soccorse in 6 operazioni di salvataggio in poco più di 48 ore. Persone a cui l'Europa non lascia altra via di fuga che rischiare la vita attraversando il Mediterraneo. Solo 10 giorni fa, 130 persone sono annegate mentre tentavano di attraversare lo stesso mare". Oliver passa poi a spiegare che il team medico di Sea Watch si sta attualmente occupando degli stranieri a bordo, ma l'imbarcazione ha oramai raggiunto il limite di capianza, pertanto la situazione sta diventando difficile da gestire. "Non stiamo chiedendo un favore", conclude il portavoce della nave Ong, "i diritti umani non sono un favore ed un atto di carità. Le persone a bordo della nave hanno dei diritti e devono essere rispettati. Hanno bisogno di un porto sicuro, e ne hanno bisogno ora".

"A bordo del Sea Watch 4 i nostri ospiti e l'equipaggio sono esausti", twitta ancora l'Ong. "Tuttavia, l'umore è positivo. Siamo colpiti dalla forza e dalla perseveranza di queste persone! Perché anche se hanno vissuto cose terribili, cantano e ballano e supportano l'equipaggio ovunque possono". Alla fine le autorità italiane hanno ceduto e assegnato il porto di Trapani come punto di sbarco.

L'allarme di Unhcr

A commentare la situazione è anche Carlotta Sami di Unhcr, che sempre sui social decide di fare il punto della situazione. "Sono più di 700 le persone riportate in Libia negli ultimi giorni. Anche bambini molto piccoli e persone che hanno bisogno di assistenza. Finiranno in detenzione, arbitraria e indefinita, e rischieranno ulteriori abusi da parte dei trafficanti.

La Libia non è un porto sicuro", dichiara la rappresentante dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

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