Leggi il settimanale

"Dati vecchi di 15 giorni". Il virologo sotterra Speranza

Aspre critiche da parte di Massimo Clementi, professore di Virologia al San Raffaele di Milano, nei confronti di Speranza e dei parametri.

"Dati vecchi di 15 giorni". Il virologo sotterra Speranza

I parametri e i dati utilizzati dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, per aprire o chiudere le regioni non rispecchiano la realtà dei fatti. Questo è il pensiero di Massimo Clementi, professore di Virologia dell'Università San Raffaele di Milano.

In un'intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, Clementi ha affermato infatti che l'Rt non è più un valore per valutare le aperture o le chiusure delle regioni poiché "nel corso del tempo lo scenario si modifica e appare chiaro che i virus sono solo in parte gestibili con criteri matematici. L'Rt indica quante persone un soggetto infetto può contagiare", un parametro importante ma che ha due "grossi problemi": il primo è che circa il 40% della popolazione si è vaccinata o ha gli anticorpi e per questo "l'Rt non riflette più ciò che rifletteva l'anno scorso, quando tutta la popolazione era infettabile", il secondo è che l'Rt "fotografa la situazione di 15 giorni fa". È colpa di questo indicatore, a sua detta, se ad ottobre e febbraio abbiamo chiuso con due settimane di ritardo e se oggi, invece, riapriamo in differita di due settimane.

La soluzione a questo problema sarebbe il sostituire l'Rt dei contagi con un Rt ospedaliero così da aver dati "più rapidamente e gli interventi più puntuali".

Il professore, inoltre, ha aggiunto: "L'evoluzione della pandemia ci impone di considerare gli indici di ospedalizzazione, che risentono per primi degli effetti delle vaccinazioni. Non è un caso che in Israele il numero dei ricoveri e delle vittime sia calato subito dopo la campagna d'immunizzazione di massa. Sarebbe assurdo coi dati attuali vedere molte regioni arancioni".

I dati necessari, dunque, per decidere quando una regione debba subire o meno delle restrizioni sono: ricoveri ospedalieri, pazienti in terapia intensiva, decessi e dosi di vaccino somministrate. Discorso diverso per i contagi giornalieri ritenuto un "indice da monitorare" ma solo se "interpretato in modo diverso, specificando la gravità dei casi e la quota di infetti attivi".

Forti critiche, da parte di Clementi, anche nei confronti del bollettino quotidiano dei contagi ritenuto, oggi, senza senso perché "il valore importante, a detta di tutti, è quello dei dati settimanali: lì si vedono le differenze e gli andamenti".

Alla domanda sull'evolversi della pandemia, il professore ha risposto dicendo che lui non fa previsioni, a differenza di chi si aspetta una ripresa dei contagi a fine giugno "basandosi sul nulla". Allo stesso tempo però ascolta diversi suoi colleghi come Rezza il quale afferma che "l'epidemia sta diventando endemica" e il virologo Badalanti che è convinto del fatto che "il virus non riesce a sfuggire alla pressione sanitaria e non trova più strade per mutare, poiché le mutazioni scoperte sono rimescolamenti del Sars-Cov-2 originale".

"Test, cure tempestive e vaccini" sono l'unica strada che possiamo seguire per uscire dalla pandemia e dobbiamo essere ben coscienti del fatto che "Se il virus resterà tra noi, non arrivando all'immunità di gregge, faremo per 2 o 3 anni iniezioni per sfuggire alla ripresa dell'epidemia invernale".

Il vero problema però, secondo Clementi, risiede all'estero ed è necessario fare attenzione in particolare

alle nazioni come l'India, Paesi con "infezioni fuori controllo e il 2% dei vaccinati". Non è da sottovalutare anche il Sud America: "Con la ripresa dei voli, degli scambi la situazione può tornare esplosiva".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica