Coronavirus

La denuncia di un medico: "L'ospedale mi disse che la mascherina spaventava"

Il medico positivo: "Già da gennaio bisognava preoccuparsi di proteggerci. Mi è stato detto che avrei dovuto togliere la mascherina perché spaventavo i pazienti"

La denuncia di un medico: "L'ospedale mi disse che la mascherina spaventava"

"Mi sono presentato in ospedale con la mascherina perché mia moglie, poi risultata positiva, era stata in contatto il giorno prima con un paziente morto col virus. Mi è stato detto che, in base alle disposizione, avrei dovuta toglierla perché così spaventavo i pazienti". A denunciare quanto accaduto è Pierluigi Piovano, medico del reparto di oncologia all'ospedale di Alessandria. "La stessa cosa ha detto ieri sera un collega di Piacenza a Report", ha aggiunto.

Il 62enne ha avvertito i primi sintomi a inizio marzo. "Mi sono misurato la temperatura che era 37 e mezzo e ho chiesto al medico competente di farmi il tampone, in quel momento era molto più difficile di ora che li facessero - ha raccontato l'uomo all'Agi -. Mi è stato detto di andare a casa e stare tranquillo che era un'influenza, ma sapevo benissimo che non lo era. La febbre poi è cresciuta e ho chiesto con una mail di fare il tampone". Così il medico è stato sottoposto al test che ha dato esito positivo. "Sono andato al pronto soccorso per fare il percorso dei positivi: esami del sangue e lastra al polmone. Ci sono stato 3 ore, gli esami non andavano male e mi hanno rimandato a casa", ha continuato. Ma in poche ore le sue condizioni di salute sono diventate critiche e il 62enne è stato subito ricoverato. "La lastra era molto peggiorata, c'erano già segni di una polmonite interstiziale", ha spiegato. Pochi giorni dopo al medico è stato somministrano il farmaco anti-artrite tocilizumab. "Ne ho avuto un grande beneficio e, nel giro di 24 ore, sono scomparse la febbre e altri sintomi".

Ora il dottor Piovano è a casa e respira meglio, "ma la cosa che mi dà più fastidio, oltre alla stanchezza, è la sensazione di avere la malattia ancora addosso", ha raccontato. Come lui, anche altri medici. Ad oggi, sono 8.956 gli operatori sanitari contagiati mentre si allunga la lista dei medici deceduti per il coronavirus: ben 66 morti, tre solo nelle ultime ore. In prima linea per sconfiggere il virus cinese, il personale medico è esposto a enormi rischi. "Non so quanti positivi ci siano nel mio ospedale, non ce lo dicono - ha aggiunto Piovano -. Forse non ritengono che sia utile o per non generare panico. So che hanno tamponato le due dottoresse più a contatto con me e so che su richiesta, successivamente, il test è stato fatto ad altri che credo, però, non abbiamo ancora ricevuto gli esiti".

Da Nord a Sud il personale sanitario denuncia la carenza di dispositivi di protezione, dalle mascherine a camici e guanti. "Noi medici, in generale, siamo stati tra i principali untori, già da gennaio bisognava preoccuparsi di proteggerci", ha tuonato il 62enne. "Quando tornerò, visto che non è peregrino il rischio di infettarsi di nuovo, userò di certo i dispositivi di protezione".

A Report, un'infermiera di Piacenza ha dichiarato che inizialmente "chi indossava la mascherina durante il turno veniva ripreso perché gli veniva detto che non c’era bisogno di indossarle: 'Non dovete creare allarme, non dovete spaventare i pazienti e i loro famigliari'". Affermazioni smentite dal direttore del Ausl Piacenza, Luca Baldino: "Noi non abbiamo mai dato indicazioni di non indossare la mascherina perché si spaventava la gente.

È vero che abbiamo invece dato indicazioni di usare la mascherina nel modo e con le modalità appropriate e soprattutto in un contesto in cui lìapprovvigionamento dei dispositivi era molto difficile".

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