Diabetici a rischio cecità

Nonostante le efficaci terapie ora disponibili per bloccare la malattia

La retinopatia diabetica è una delle più comuni complicanze che colpiscono i pazienti diabetici. In Italia oggi ne soffre oltre un milione di persone; considerando il progressivo invecchiamento della popolazione e le ormai note tendenze demografiche, si può esser certi che, senza adeguate scelte di politica sanitaria e drastici interventi organizzativi di contrasto, questa patologia colpirà un segmento sempre più ampio della popolazione, con conseguente esplosione dei costi non solo sanitari ma anche sociali.

A dircelo è uno studio molto recente condotto presso i gestori delle strutture oculistiche del Paese da alcuni ricercatori universitari guidati dal professor Vincenzo Atella, direttore del Center for Economic and International Studies (Ceis) Università di Roma – Tor Vergata. La ricerca evidenzia drammaticamente che oggi un paziente con retinopatia diabetica può peggiorare la sua condizione o addirittura perdere la vista semplicemente per il fatto che i trattamenti cui viene sottoposto sono insufficienti o ritardati e questo soprattutto per carenze produttive dei centri oftalmologici. Il fatto è ancor più grave se si considera che oggi, grazie alla continua innovazione, sono disponibili terapie altamente efficaci e capaci di bloccare l'evoluzione della malattia. Il vero problema è avere accesso alle cure in modo tempestivo mentre le liste di attesa sono uno dei maggiori ed insormontabili ostacoli. Verrebbe da dire che abbiamo il pane, ma non i denti.

Secondo la ricerca, c'è oggi una notevole disparità e disomogeneità di offerta terapeutica sul territorio: solo il 37 per cento delle strutture sono in grado, pur con qualche difficoltà, di far fronte alla domanda attuale, ma non potranno reggere l'urto della crescita demografica che è già in corso; mentre il 42 per cento dei centri non riesce già ora a smaltire la domanda che cresce costantemente con il contestuale allungamento delle liste di attesa.

Questo preoccupante scenario per l'89 percento degli intervistati si spiega con l'inadeguatezza delle risorse economiche per la spesa farmaceutica e per il rafforzamento degli organici, la cui carenza risulta diffusa su tutto il territorio. Una situazione che, per il 77 percento degli intervistati, produce un inesorabile peggioramento delle condizioni dei pazienti, quando non la totale perdita della vista, con una crescita esponenziale dei costi indiretti e sociali che l'evoluzione della patologia produce inevitabilmente. Un dato può indurci a riflettere: in Italia il numero delle persone affette da cecità è doppio rispetto alla Francia e al Regno Unito, e i costi diretti e indiretti che da questa derivano ammontano a circa due miliardi di euro.

Da questa fotografia della retinopatia diabetica derivano quattro raccomandazioni in termini di scelte di politica sanitaria per recuperare il tempo perduto e recuperare una virtuosità di sistema. In primo luogo vanno aumentati i livelli di finanziamento ai dipartimenti di oculistica delle aziende sanitarie: la tempestiva erogazione delle terapie (iniezioni intravitreali) è già oggi troppo spesso compromessa dall'inadeguatezza degli spazi logistici. Vanno poi rafforzate le capacità organizzative e di programmazione degli operatori. Utile è predisporre percorsi diagnostico terapeutici che consentano di velocizzare i processi di lavoro e utilizzare farmaci a più lunga azione terapeutica.

Vanno sviluppate le attività di prevenzione e di screening mediante il coordinamento di medici di base, pediatri e diabetologi. Vitale una convergenza di azioni a livello centrale e regionale come è avvenuto in Veneto per l'edema maculare diabetico.

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