Diaz, il celerino chiede scusa e mostra agli allievi poliziotti il film che accusa gli agenti

Gianpaolo Trevisi, direttore della scuola di polizia di Peschiera chiede scusa: "Non voglio dimenticare gli errori di quella notte proprio perché amo la polizia"

Vittorio Agnoletto e Gianpaolo Trevisi davanti alla scuola Diaz
Vittorio Agnoletto e Gianpaolo Trevisi davanti alla scuola Diaz

Il poliziotto ci ripensa. Rinfodera, anche metaforicamente, il manganello e chiede scusa per le violenze della scuola Diaz.

Gianpaolo Trevisi, oggi direttore della scuola di polizia di Peschiera e nel 2001 in servizio di ordine pubblico al G8 di Genova, racconta l'esperienza di quei giorni difficili in un lungo post su Facebook.

Insieme ad una foto che lo ritrae con il coordinatore del Genoa Social Forum Vittorio Agnoletto, Trevisi commenta la sentenza della Corte Europea, che ha definito come "tortura" il blitz della polizia alla scuola Diaz: "Anche per la Polizia, come per noi tutti essere umani, valga il fatto che si possa crescere, migliorare e cambiare proprio riconoscendo i gravi errori".

Ma non finisce qui: Trevisi racconta anche di aver fatto vedere ai 160 allievi della sua scuola il film "Diaz", del 20120. Una pellicola, quella di Andrea Vicari, assai contestata perché, da molti, ritenuta troppo parziale nell'accusare della polizia e reticente nel mostrare le violenze dei manifestanti nei giorni precedenti il blitz della Diaz.

Trevisi spiega così la decisione di mostrare il film agli allievi: "Subito dopo l'ultima scena, i titoli di coda ti stringono il collo, ti lasciano senza fiato e senza parole; rimani in silenzio e immobile sulla poltrona, ben sapendo che, nella maggior parte dei film o delle serie televisive, grazie alle quali molti amano la Polizia, è quasi tutto inventato e nell'unico, forse, unico film che ci distrugge è tutto drammaticamente vero, in quanto basato su fatti processualmente verificati."

Un pentimento in piena regola, condensato in una parola, rivolto agli occupanti della Diaz: "scusate".

Sotto il messaggio, i messaggi si dividono tra le attestazioni di stima e le proteste di chi scrive "questa è ipocrisia, ricordiamo le tragedie che colpiscono la polizia". Moltissimi, soprattutto tra i poliziotti, chiedono insomma di non dimenticare il "contesto" in cui si situava la retata alla Diaz.

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