Difendere Marine per difendere il diritto di critica

Difendere Marine per difendere il diritto di critica

La sconcertante tempistica con cui il Parlamento europeo e il Tribunale di Nanterre hanno messo sotto accusa Marine Le Pen, in testa nei sondaggi per le elezioni presidenziali in Francia del 23 aprile, se da un lato ci fa toccare con mano il pesante condizionamento della volontà popolare nella scelta del potere esecutivo di uno Stato sovrano da parte di uno pseudo-potere legislativo sovranazionale e di un organo del potere giudiziario nazionale, dall'altro ci impone una riflessione sul decadimento dell'istituto della democrazia in Occidente nel momento in cui si criminalizzano le persone a prescindere dalla legittimità delle loro idee.

È legittimo rivendicare il riscatto della sovranità monetaria per riattribuire allo Stato la prerogativa di emettere moneta a credito, che si traduce nell'abbandono dell'euro? È legittimo rivendicare il riscatto della sovranità legislativa e giudiziaria, in un contesto in cui l'80% delle leggi nazionali è la trasposizione di direttive e regolamenti europei e le sentenze emesse dalle Corti europee prevalgono su quelle dei tribunali nazionali, che si traduce nell'uscita dall'Unione Europea? È legittimo rivendicare il riscatto della sovranità in materia di difesa e di sicurezza, in un mondo profondamente mutato dove il nemico da sconfiggere è il terrorismo islamico che si annida dentro casa nostra e sulle altre sponde del Mediterraneo, rendendo «obsoleta» la Nato come ha ammesso Trump? È legittimo rivendicare la salvaguardia della nostra società e la difesa della nostra civiltà promuovendo la cultura della rigenerazione della popolazione autoctona e dell'orgoglio di chi siamo, che significa bloccare la follia suicida di chi immagina che il nostro tracollo demografico vada colmato con l'auto-invasione di milioni di giovani africani, mediorientali e asiatici che finanziamo per sostituirci?

Ebbene, se queste idee non violano le leggi dello Stato devono essere rispettate anche da parte di chi non le condivide. Se invece si criminalizza chi le sostiene, imponendogli dei «marchi infamanti» come «populista», «nazionalista», «fascista», «razzista», «omofobo», «islamofobo», la conseguenza sarà la morte della nostra democrazia che si fonda sul confronto dialettico tra idee diverse. Per la stessa ragione sono contrario alla criminalizzazione del clandestino, dell'immigrato, del musulmano o, sul versante sociale, dell'omosessuale. Le persone vanno sempre e comunque rispettate. Sono le idee che possono e devono essere oggetto di valutazione e di critica, pervenendo alla scelta legittima di accettarle o rifiutarle. In una sana democrazia si dovrebbe poter discutere serenamente di immigrazionismo, multiculturalismo, islam, omosessualismo, senza criminalizzare nessuno, né chi a vario titolo fa riferimento a queste idee né chi le solleva. Siamo tutti sulla stessa barca: o ci si rispetta reciprocamente facendo prevalere le idee che raccolgono il consenso della maggioranza, o affonderemo tutti e nessuno di noi potrà più esprimere in libertà le proprie idee.

Magdi Cristiano Allam

magdicristianoallam@gmail.com

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