La difesa dei fratelli Bianchi: "Stavamo facendo sesso al cimitero"

Si sarebbero appartati con un amico e tre ragazze, delle quali non ricordano i nomi, vicino al cimitero

La difesa dei fratelli Bianchi: "Stavamo facendo sesso al cimitero"

I fratelli Bianchi, accusati della morte di Willy Moteiro Duarte, stavano facevano sesso nei pressi del cimitero quando sono stati chiamati per sedare la rissa scoppiata a Colleferro. È questa la versione fornita dai due, forse un tentativo per evitare l'aggravante della premeditazione. Insomma, nella tragica notte di sabato 5 settembre, Marco e Gabriele, secondo quanto emerso dalle carte, stavano facendo sesso vicino al camposanto con un amico e tre ragazze sconosciute. Improvvisamente, però, i due sarebbero stati interrotti dalla chiamata degli amici che chiedevano loro di intervenire nella rissa scoppiata tra i due gruppi di ragazzi.

Erano a fare sesso vicino al cimitero

Quella sera i due fratelli sarebbero arrivati al risto-pub di Colleferro a bordo della Audi Q7 nera insieme ad altri tre amici, Michele Cerquozzi, Omar Shabani e Vittorio Edoardo Tondinelli. E da questi anche un po’ riveriti, soprattutto da Shabani e Cerquozzi. Poco dopo però i fratelli salgono sul suv e si allontano insieme a tre ragazze per dirigersi nei pressi del cimitero, come dichiarato dallo stesso Marco Bianchi e come si legge nelle carte: “Interrogato per primo, riferiva che allontanatosi dal pub in compagnia del fratello, di un amico e di tre ragazze delle quali non sapeva riferire il nome, mentre stavano consumando un rapporto sessuale vicino al cimitero ricevevano una telefonata da parte di Cerquozzi il quale, a suo dire, impegnato in una violenta discussione a Colleferro, chiedeva loro di intervenire in suo soccorso”.

Adesso tocca ai carabinieri cercare di recuperare dei filmati che abbiano ripreso la scena. Se quanto raccontato dovesse rivelarsi attendibile potrebbe dimostrare la totale mancanza di predeterminazione del successivo pestaggio che ha poi portato alla morte della giovane vittima. La famosa telefonata ha due interpretazioni differenti. Secondo il giudice è stata fatta per chiedere soccorso ai due fratelli picchiatori, secondo la difesa invece, una delle compagne dei fratelli Bianchi li stava cercando. Questa versione potrebbe essere stata pensata per evitare la contestazione delle aggravanti della premeditazione. Al di là del contenuto della telefonata e di cosa stessero facendo i fratelli Bianchi, questi hanno messo in moto il motore e sono tornati al risto-pub.

I testimoni li hanno visti

Quattro testimoni li avrebbero visti scendere dalla macchina e picchiare selvaggiamente Willy e il suo amico, Samuele Cenciarelli. Sarebbe stato Gabriele Bianchi ad accanirsi maggiormente sul ragazzo, sferrando un calcio e un pugno al volto del 21enne. Da sottolineare che il Bianchi, come il fratello, è un karateka molto temuto da amici e conoscenti. Secondo quanto raccontato dai testimoni, nella rissa c’è anche Mario Pincarelli. Forse anche Francesco Belleggia, l’unico del gruppo a cui sono stati concessi i domiciliari perché ha tradito il famoso patto del silenzio. Alcuni presenti lo avrebbero riconosciuto a causa del braccio ingessato, ma lui ha giurato di non aver mai toccato Willy.

Comunque, dopo la rissa, i fratelli Bianchi, Cerquozzi, Shabani, Tondinelli e Belleggia risalgono sull’Audi e sgommano via. Proprio durante il tragitto, come riferito dal Belleggia, “i due fratelli Bianchi, prima dell'arresto, gli avevano consigliato di mantenere il silenzio sulle loro condotte” e di incolpare una sola persona del pestaggio mortale: il Pincarelli. Belleggia avrebbe però affermato: “Tutti hanno detto che Pincarelli aveva dato pugni a Willy. Io non ho visto i colpi di Mario...quando ho visto Willy cadere, io mi sono allontanato e anche i Bianchi. Io ho visto correre tutti verso la macchina. Io non sono rimasto col Pincarelli a fronteggiare Willy. Willy non c'entrava nulla”. Gli altri invece avrebbero mantenuto la versione concordata a bordo dell’auto. Intanto, l’unico ai domiciliari è Belleggia.

I post cancellati

Gli avvocati della difesa, Mario e Massimiliano Pica, sperano invece di cambiare le carte in tavola grazie alle testimonianze di Cerquozzi e Shabani, entrambi scagionati. Proprio Shabani aveva scritto sulla sua pagina Facebook due post in difesa degli amici. Ma poco dopo li ha cancellati. Repubblica è però riuscita a entrarne in possesso. Nel primo post aveva scritto: “Come è giusto che il povero Willy riposi in pace, come è giusto che giustizia sia fatta, è anche giusto che il vero colpevole deve parlare! Fosse l'ultima cosa che faccio ma mi batterò fino alla fine pur di far uscire la verità!”.

E nel secondo: “Voglio ricordarvi una cosa, le persone arrestate sono 4, e se vi sfugge il nome degli altri 2 si chiamano Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. E se non fossero stati Marco e Gabriele ad uccidere quel povero ragazzo? Vi invito ad iniziare ad informarvi bene prima del dare dell'assassino!”.

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