Lo striscione per Battisti libero, un ex brigatista che solidarizza, altri che chiedono l'amnistia, giornalisti noti che sono convinti della sua innocenza, firmatari del famoso appello del 2004 che ribadiscono di avere fatto bene. In Italia non mancano, ancora oggi, gli «amici» di Cesare Battisti, soprattutto nella sinistra estrema, che si oppongono all'ergastolo per l'ex terrorista. Gli irriducibili hanno piazzato uno striscione domenica sera davanti al Colosseo, che non lascia dubbi: «Battisti libero, amnistia per i compagni» con tanto di stella rossa a cinque punte. L'azione è firmata da «Noi restiamo», un gruppo antagonista che su Facebook attacca «l'asse Salvini-Bolsonaro (neopresidente brasiliano ndr)» responsabili dell'arresto. Il post prosegue con una fraseologia da comunicati brigatisti: «Il movimento reazionario a livello mondiale continua la sua macelleria sociale tentando l'annichilimento di una storia non pacificata. Come sempre nella storia i padroni e i servi coprono i loro crimini condannando chi ha reagito alla loro violenza». Sul sito «Militant» di estrema sinistra, si legge che «Cesare Battisti, purtroppo, è di nuovo prigioniero». E un titolo in gialletto ribadisce: «Battisti libero. Liberiamo gli anni settanta».
L'ex Br, Paolo Persichetti, che con Battisti ha goduto dell'ospitalità francese garantita a diversi terroristi nostrani, descrive «la vita dura dell'esilio» e condanna l'estradizione «fuori da ogni regola». Poi si appella al presidente Emmanuel Macron per «pretendere rispetto impegni sul processo da rifare». Oreste Scalzone, cofondatore di Potere Operaio, pure lui per lungo tempo riparato a Parigi, sventola la bandiera dell'«amnistia, indulto, grazia, prescrizione, perfino depenalizzazione». Francesco Caruso, ex deputato di Rifondazione comunista va ancora più in là: «Questo accanimento, questo scalpo da portare in dote di questo ormai quasi settantenne mi sembra una sete di vendetta che non ha nessuna altra funzione se non ripagare l'odio e il rancore di questi signori al governo». Caruso insegna sociologia all'università di Catanzaro. La Federazione sindacale di polizia ha protestato con il rettore: «Basta dare voce ai cattivi maestri nelle nostre università».
Un cronista del Mattino ha lanciato un post allucinante collegato ai migranti: «Non so se oggi sia un pericoloso terrorista colui che ha ucciso per motivi politici negli anni Settanta o colui che da ministro dell'Interno fomenta tutti i giorni del 2019 odio contro altri esseri umani poveri e del tutto innocenti».
Un altro giornalista, Piero Sansonetti, prende le difese dell'ex latitante su Twitter sostenendo che il processo era farlocco. «Tutti esultano per Battisti. Tutti sono felici che venga a marcire all'ergastolo - scrive -. Quasi nessuno sa di cosa è accusato. Nessuno conosce le prove: non ci sono. È un rito pagano: tutti fratelli intorno alla forca». Si sprecano le risposte piccate al direttore del Dubbio, quotidiano degli avvocati italiani.
Poi c'è la risicata pattuglia di chi non si pente di avere firmato il famoso appello del 2004 per la scarcerazione di Battisti arrestato in Francia e perseguitato in Italia. Il primo è stato il vignettista a senso unico, Vauro Senesi. Lo scrittore Christian Raimo, che è assessore alla Cultura del III municipio di Roma, vuole «abolire l'ergastolo e le galere». La conduttrice radiofonica Loredana Lipperini ribadisce che un magistrato francese aveva considerato le prove a carico di Battisti «contraddittorie e degne di una giustizia militare».
Il più tosto è lo sceneggiatore e scrittore Sandro Dazieri, con un secco «non ritiro la firma (...) perché questa storia è fascismo puro». E attacca i comportamenti «disonorevoli» di chi si è tirato indietro come Roberto Saviano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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