Coronavirus

Dimezzate le dosi entro giugno: per 5 milioni vaccino in ritardo

AstraZeneca dimezza la fornitura di vaccini anti Covid anche nel secondo trimestre. Entro giugno 170 milioni di dosi in meno. Bruxelles assicura il recupero a settembre, ma la campagna vaccinale è a rischio

Dimezzate le dosi entro giugno: per 5 milioni vaccino in ritardo

AstraZeneca taglia e l'Europa incassa. Non è bastato aver decurtato oltre il 60% delle dosi di vaccino anti Covid pattuito entro marzo. Ora il copione si ripete anche per il secondo trimestre, mettendo a rischio la campagna vaccinale europea che già arranca. Con una media di appena 6 vaccinati ogni 100 abitanti. La casa anglo-svedese tra aprile e giugno, invece di 180 milioni di dosi, stando a fonti europee citate da Reuters, ne consegnerà appena 90 milioni. La metà della fornitura resta in stand by insieme ai 40 milioni tagliati nel primo trimestre del 2021.

Entro giugno sarebbero dovuti arrivare 300 milioni di dosi, invece ne arriveranno soltanto 130 milioni. Una sforbiciata che per l’Italia si traduce in 10 milioni di dosi in meno e in 5 milioni di persone che per avere l’agognato antidoto dovranno attendere almeno tre mesi in più. Il governo Draghi avrebbe saputo in largo anticipo del taglio, come dimostrerebbe la modifica risalente al 12 febbraio scorso, dei dati della tabella sulle dosi di vaccino disponibili pubblicata sul sito del ministero della Salute. Da 22 milioni di vaccini per il secondo trimestre, infatti, si è passati a poco più di 10 milioni. Ben 11 giorni prima rispetto La Commissione europea, però, ha assicurato che i ritardi verrano ammortizzati, se tutto andrà bene, tra luglio e settembre, quando l'Italia dovrebbe ricevere 24,7 milioni di dosi (rispetto ai 13,9 milioni previsti).

Da AstraZeneca, però, tacciono sul taglio, anche se non smentiscono. "Stiamo continuamente rivedendo il nostro programma di consegne - ammette l’azienda - e stiamo informando settimanalmente la Commissione sui nostri piani". Cosa che viene confermata direttamente da Bruxelles. "Le discussioni con AstraZeneca sul calendario delle consegne continuano - risponde un portavoce della Commissione alla richiesta di una conferma come riporta AdnKronos - la compagnia sta rivedendo il calendario e lo sta consolidando, sulla base di tutti i siti produttivi disponibili, in Europa e fuori. La Commissione si attende che le venga presentata una proposta di calendario migliorata".

I ritardi ora non sono più tollerabili. "Tutti gli sforzi dell’Unione Europea - dichiara l’europarlamentare di Forza Italia-Ppe Massimiliano Salini, intervenendo in Commissione Commercio internazionale (Inta) durante il dibattito sull’export dei vaccini anti-Covid 19 - devono essere concentrati in una sola direzione: alleggerire i vincoli burocratici sulla filiera del farmaco e aiutare le aziende a produrre un numero sempre maggiore di vaccini. Oltre alle lentezze di carattere logistico nella somministrazione, assistiamo infatti ad una sostanziale carenza di dosi nei 27 Stati membri. L’imperativo è correre: una vaccinazione di massa rapida ed efficiente è l’unica strada per uscire dalla pandemia. Le autorità regolatorie europee devono quindi snellire tutte le procedure autorizzative, comprese quelle per convertire gli impianti delle imprese farmaceutiche, in modo tale da consentire, laddove possibile, nuove linee di produzione dei vaccini anti-Covid".

Ma quanto alle cause dell’ennesima impasse nelle consegne, da AstraZeneca non specificano. A gennaio “per rispettare l'impegno di consegnare all'Italia 4,2 milioni di dosi nel primo trimestre”, avevano liquidato i ritardi come “dovuti a lavori di potenziamento nei siti in Olanda e Belgio”. A cui poi hanno aggiunto vaghe spiegazioni sui processi produttivi di prodotti biologici complessi come il vaccino anti Covid. Sarebbero, insomma, “una moltitudine di fattori produttivi e di test di qualità che vengono minuziosamente fatti su ogni lotto” ad avere impattato “sulla data, frequenza e numero di dosi di ogni consegna". Ma una fonte de IlGiornale.it, interna alla casa farmaceutica anglo-svedese, ha raccontato qualcosa di più. Dietro il ritardo, ci sarebbe proprio un “difetto” nel complicatissimo processo produttivo. Un problema tecnico di resa produttiva al bioreattore dell'impianto belga, mai specificato e difficile da colmare nel primo trimestre. Che potrebbe rallentare ulteriormente la campagna vaccinale europea.

Come è successo ora.

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