Il diritto all'identità non si regala mai

Lo ius soli non deve, non può, essere automatico, attribuito in modo indiscriminato, ma solo a chi accetta anche i doveri

Il diritto all'identità non si regala mai

Lo ius soli non deve, non può, essere automatico, attribuito in modo indiscriminato, ma solo a chi accetta anche i doveri. Lo Stato non può abdicare al proprio «diritto» di identità, anche culturale, anche religiosa, elementi di tradizione, di formazione. Cittadinanza vuol dire appartenenza a una comunità materiale e ideale. Essere italiani è diverso che essere yemeniti o tunisini.

Più che di ius soli dei cittadini occorrerebbe ragionare di ufficium soli dello Stato. Il diritto di essere italiano vale se lo si vuole essere a tutti gli effetti. Se invece vale solo per ottenere alcuni vantaggi, rimanendo nello spirito e nelle convinzioni libico o algerino o nigeriano, con una serie di conseguenze che (come è accaduto in Francia) hanno portato agli attentati, non per mano di clandestini ma di cittadini anche di terza generazione, allora dobbiamo stare attenti. Dovremmo garantire questo diritto solo a chi accetta certi doveri: il primo è non essere antagonista della nostra religione. Lo ius soli concesso senza discrezione, in modo assoluto, rischia di farci arrivare tra trent'anni con più cittadini musulmani che italiani.

Dobbiamo resistere al rischio di perdere il controllo del nostro suolo. È dovere dello Stato riconoscere la cittadinanza a chi viene come amico, come simile. E si assimila. Ma se viene qui come nemico non vedo perché dovrei accoglierlo.

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