Cronache

"Se parlavo...". Il tugurio, la vasca, il cibo: ecco le violenze subite per 22 anni

La 67enne è stata rinchiusa in un tugurio dal fratello: "Potevo lavarmi una volta al mese. Mi davano da mangiare quello che volevano"

Una volante dei carabinieri (foto di repertorio)
Una volante dei carabinieri (foto di repertorio)

"Siete venuti a liberarmi?". Quando i carabinieri della Compagnia di Bojano hanno spalancato le porte del tugurio in cui era reclusa da ben 22 anni, la 67enne ha sgranato gli occhi. Incredula, con lo sguardo perso di chi è sopravvissuto all'inferno, ha chiesto ai militari dell'Arma che ponessero fine al supplizio: "Portatemi via. - sono state le sue parole -Io qui non voglio più starci". Poi "ha sorriso per qualche istante. Dopo ha iniziato a piangere, un pianto liberatorio", ha raccontato uno degli investigatori al Corriere.it.

La storia

Casalciprano è un paesino di 500 anime del Molise. Un borgo medievale, bellissimo. Non per la donna che ha trascorso gli ultimi 22 anni della propria esistenza rinchiusa in bugigattolo con le pareti scrostate, senza mai vedere la luce del sole. "Mi lavavo una volta al mese nella vasca per il bucato", ha raccontato la 67enne in audizione protetta, e assistita da una psicologa, agli inquirenti. Il calvario è cominciato nel 1995, quando aveva 52 anni. Rimasta vedova, è andata a vivere col fratello e la cognata. Poi la coppia "da un giorno all'altro" ha deciso di toglierle la libertà confinandola in una stamberga accanto a una vecchia legnaia. "Erano schiaffi e insulti se parlavo senza chiedere il permesso. - ha proseguito la vittima - Mangiavo quando mi passavano qualcosa, facevo le richieste dalla finestra". In quel tugurio non c'era neanche il riscaldamento: "D'inverno mi coprivo coi vecchi vestiti che avevo di quando mi sono trasferita".

Le indagini

Una lettera anonima, giunta ai carabinieri qualche tempo fa, ha spinto l'attività investigativa fino alla drammatica scoperta. Il capitano Edgar Pica, uno degli agenti che ha partecipato al blitz, ha raccontato al Corriere.it di essere rimasto colpito dalla "capacità di resilienza" della donna che, nonostante tutte le privazioni subite, è riuscita a resistere "mostrando un desiderio di vivere e di uscire dall'incubo in cui ha vissuto". Non solo. La 67enne "in ogni occasione chiedeva aiuto con tentativi rimasti per troppo tempo inascoltati".

Le parole del sindaco

Il sindaco di Casalciprano, Eliseo Castelli, si è detto "sollevato" per il fatto che "questa vicenda è emersa e che a questa donna è stata ridata la libertà". "Sono stati i nostri servizi sociali ad avere preparato la relazione che ha permesso di avviare gli accertamenti ufficialmente", ha raccontato il primo cittadino al Corriere.it. Quanto alla signora ha detto: "Faccio il sindaco da 12 anni ma ricordo di averla vista solo qualche volta, da giovane. Poi non ho più saputo nulla di lei. Chi avrebbe dovuto segnalare eventuali problemi? Forse il medico di base".

Infine, un commento sul fratello e la moglie che l'avrebbero tenuta segregata: "Due persone affabili, cordiali: devo dire che se mi avessero raccontato ciò che poi ho appreso non lo avrei mai creduto".

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