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La droga, l'alcol e la stampella: cosa hanno fatto gli stupratori del treno

I due aggressori, un italiano e un marocchino irregolare in Italia, sono stati arrestati a un festino di alcol e droga. Entrambi hanno precedenti penali

La droga, l'alcol e la stampella: cosa hanno fatto gli stupratori del treno

Sono bastate meno di 48 ore agli investigatori della Polizia di Varese e ai Carabinieri di Saronno per rintracciare e fermare la coppia di uomini accusata di aver violentato nella tarda serata di venerdì 3 dicembre una studentessa di 22 anni su un treno di Trenord, nella tratta Milano-Varese, e di aver cercato poco dopo di stuprare un’altra 22enne nella sala d'attesa della stazione di Venegono Inferiore, comune in provincia di Varese. Si tratta di un italiano di 21 anni e di un marocchino di 27, irregolare in Italia. Secondo quanto emerso entrambi avrebbero precedenti penali. Il più giovane, l’italiano, aveva con sé una stampella e pare sia stata proprio questa a tradirli.

Treno e stazione deserti

La prima vittima, che stava facendo ritorno a casa dall’università, poco dopo le 22 si è ritrovata da sola sul vagone del treno ed è stata raggiunta dai due che l’hanno prima accerchiata, poi immobilizzata e infine violentata. Le hanno anche rubato il portafoglio con all’interno pochi euro e i documenti. Mentre stavano scendendo dal convoglio hanno puntato la seconda preda, una coetanea della prima, che una volta in stazione hanno iniziato ad accerchiare e a toccare. Fortunatamente la ragazza è riuscita però a sottrarsi alla presa e a fuggire, scampando alla violenza. C’è comunque da dire che nella sala d’attesa dove è avvenuto il secondo tentato stupro non vi era praticamente nessuno, neppure l’operatore allo sportello per la vendita dei biglietti. In quella stanza c’era solo una ragazza che è riuscita a scappare all’agguato.

Il dettaglio che li ha incastrati

Gli investigatori della squadra mobile di Varese, guidati dal vicequestore Silvia Elena Passoni, si sono messi subito a dare la caccia alla coppia di aggressori e a raccogliere le testimonianze delle due vittime. In aiuto anche i carabinieri della compagnia di Saronno che in stazione hanno cercato testimoni per il secondo tentato stupro. Alla fine gli invetigatori sono riusciti ad avere in mano due identikit precisi dei ricercati. Tutti i testimoni riportavano nei loro racconti la presenza di un oggetto particolare: una stampella. Il 21enne sembra avesse infatti un problema alla gamba e che per questo motivo si dovesse appoggiare a una stampella.

Questo dettaglio non da poco viene notato dai carabinieri di Tradate mentre stanno facendo un normale controllo. Alcune persone avevano infatti chiamato i carabinieri per alcuni schiamazzi notturni in una casa vicina. Giunti sul luogo, dove si stava svolgendo una festa a base di alcol e droga, i carabinieri hanno subito visto all’interno dell’appartamento un ragazzo con una stampella. Il suo viso immortalato nei filmati registrati dalle telecamere di sicurezza in stazione e il riconoscimento da parte delle due vittime non hanno lasciato adito a dubbi. Sarebbero comunque stati identificabili anche attraverso tracce biologiche lasciate sulla carrozza durante lo stupro.

Il giovane, residente a Tradate, è stato quindi fermato grazie al decreto emesso dal pubblico ministero della procura di Varese Lorenzo Dalla Palma, coordinato dal procuratore capo Daniela Borgonovo. Fermato anche il 27enne marocchino, risultato irregolare sul suolo italiano e senza fissa dimora. I due, dopo la violenza sul treno e il tentato stupro in stazione, con tanto di telecamere che avevano immortalato i loro volti, non avevano pensato di fuggire e far perdere le loro tracce, ma si erano invece diretti presso una casa a Saronno dove si stava svolgendo un festino a base di alcol e droga.

Le accuse

La coppia è adesso accusata di violenza sessuale di gruppo e rapina per il primo episodio avvenuto sul treno e violenza sessuale per il secondo in stazione. Entrambi con precedenti penali, hanno già accuse per droga e rissa, in alcuni casi sono stati beccati anche armati di coltello.

Indagini chiuse in meno di 48 ore. Grazie alla velocità degli investigatori della Questura diretta da Michele Morelli, che hanno inviato le informazioni raccolte e ai carabinieri del Comando provinciale guidato dal colonnello Gianluca Piasentin.

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