In due anni di governo aumentati i voli di Stato

«Con le riforme l'Italia torna a crescere e a volare», ha sempre detto Matteo Renzi. E visto che le riforme sono un po' in affanno, intanto vola lui per dare il buon esempio. Battute a parte, il premier è di nuovo bersaglio della polemica «contraerea»: troppi voli blu, incluso l'ultimo a New York, e ora anche un nuovo maxi jet per la flotta di Stato. Argomento opinabilissimo, perché in realtà andrebbe valutata l'opportunità e l'utilità di ogni volo, non solo il costo. Che pure è davvero salato: in media 9.000 euro l'ora, per viaggi lunghi come quello intrapreso con precipitosa partenza da Renzi per andare a cogliere la photo opportunity con le tenniste italiane agli Us Open. Contando le circa otto ore di volo per New York, si può stimare un costo di 150.000 euro circa per assistere allo storico match e farsi trovare presente davanti aie flash in occasione di un sicuro trionfo italiano. Giusto o sbagliato? Quel che è sicuro è che il populismo spesso si ritorce contro chi lo brandisce. Nel 2009 l'attuale ministro della Difesa Roberta Pinotti dall'opposizione e tuonava contro Berlusconi: «Il triplicamento dei voli di stato e l'uso da parte di chi non ne ha titolo pone seri problemi sulla moralità e l'etica di chi ci governa». Sull'onda della polemica il governo Letta vendette uno dei tre Airbus della flotta gestita dal 31esimo Stormo dell'Aeronautica e Renzi appena insediato prometteva: «Non posso e non voglio passare dalla bicicletta all'auto blu». E invece dopo la «dieta aerea» di Enrico Letta, le ore annue di voli blu accumulate dal governo con Renzi sono tornate ad aumentare. Nel 2013 erano calate a 5.000, nel 2014 erano 7.000.

Il viaggio americano dunque è destinato a ridare fiato ai critici, così come l'altra notizia di queste ore su cui Palazzo Chigi tace (sebbene Renzi ne avesse parlato informalmente già durante l'estate): la presidenza del Consiglio sarebbe in procinto di sostituire uno dei due Airbus rimasti in dotazione, un A319 riallestito in epoca berlusconiana, con un A330. Una scelta non proprio minimal, visto che si tratta di un velivolo da 175 milioni di euro, stessa categoria dell'Air Force One della Casa Bianca, un gigante dei cieli da 300 posti, ma allestito con camere da letto, sale di lavoro, area relax e infermeria. Palazzo Chigi lo prenderebbe in leasing (il costo non è noto, ma sono cifre nell'ordine del milione al mese): una mossa che consente di evitare la trafila di pareri necessari, tanto che anche l'Aeronautica non ne sapeva nulla. Così Renzi, che si sarebbe lamentato di avere il jet più piccolo tra i capi di Stato ai grandi summit, sorpasserebbe anche il collega francese Hollande.

Fonti parlamentari fanno trapelare alcune giustificazioni: l'esigenza di avere tecnologie aggiornate a bordo (tra cui il wi-fi), di non fare scali per voli oltre le sei ore e pure un «è stato Letta a ordinarlo».

L'ex premier però smentisce via Twitter : «Non c'entro ed è una scelta sbagliata». E anche la questione degli scali è smentita dagli esperti: il piccolo «A319» a New York ci arrivava tranquillamente senza fare rifornimento.

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