Si sperava in una tregua nel braccio di ferro tra il premier Matteo Renzi ed il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Invece l'ascia di guerra è ancora alta e pronta a colpire. "Trovo superficiale raccontarlo con tanta supponenza e sfrontatezza. Non mi pare che il Pd pugliese possa essere considerato in linea con quello nazionale e non mi pare che in questo passaggio elettorale il Pd pugliese abbia avuto risultati dissimili da quello nazionale" ha dichiarato il presidente del Consiglio in qualità di segretario nazionale del partito democratico nella relazione alla direzione nazionale.
Insomma i fallimentari risultati delle ultime elezioni amministrative dello scorso 5 giugno in Puglia hanno dato da pensare al premier. Se Michele Emiliano, pur facendo parte del Pd, è stato sempre una spina nel fianco, i risultati si sono visti alle urne.
La sua dichiarazione era palesemente indirizzata al governatore pugliese e alle sue posizioni assunte nei mesi precedenti: dal referendum sulle trivelle al no alla riforma della "buona scuola", per concludere con le dichiarazioni sul prossimo referendum costituzionale.
La risposta di Emiliano è stata chiara, in un'intervista rilasciata ad un quotidiano locale: "Quasi tutte le liste civiche che hanno vinto sono ispirate dalla mia maggioranza o addirittura dalle mie liste civiche. I cinque stelle non hanno avuto una particolare affermazione in Puglia. Non c'è bisogno di rispondere ad una relazione nella quale il segretario ha deciso di andare avanti da solo. Speriamo bene per il Pd e per l'Italia".
Il governatore ha aggiunto: "Va avanti da solo senza pentimenti o ripensamenti. Dice che chi lo vuole fermare lo deve battere nel partito.
Insomma una sfida all'ultimo sangue nel segno del protagonismo individuale. E il partito? Può aspettare.
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