Fino adesso è stato facile. Duro, coraggioso ma tutto sommato facile perché se provi a mettere un po' di ordine nel casino dell'immigrazione hai la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica dalla tua parte e non devi mettere mano al portafogli. Ma adesso per Matteo Salvini viene il difficile perché arrivano al pettine i primi nodi di una alleanza tra due partiti Lega e Cinquestelle che hanno ben poco in comune se non la legittima voglia di governare. Da oggi in avanti però si parlerà ancora di immigrazione e sicurezza, ma anche e soprattutto di lavoro, di tasse, di tagli e di pensioni. E qui Salvini dovrà decidere se fare il leader del centrodestra o portare la Lega in territori a lei sconosciuti quelli tipicamente grillini - e sicuramente ostili agli interessi dei suoi elettori.
La questione è sia di forma che di sostanza. Di forma se lascerà che il governo zittisca le opposizioni impedendo, con alchimie parlamentari (le stesse che lui contestò a Renzi, Grasso e Boldrini nella scorsa legislatura) e voti di fiducia la libera discussione parlamentare. Di sostanza se non si opporrà alla deriva sinistrorsa già annunciata e sbandierata dal suo socio Di Maio. Salvini ovviamente potrà scegliere la strada che crede. Ma se imboccherà quella grillina non lo faccia in nome e per conto nostro, nel senso di quei tanti milioni di elettori che pur non essendo leghisti hanno contribuito in modo determinante al suo successo elettorale. Penalizzare le imprese, i pensionati e i contribuenti non era nei patti, semmai la promessa era l'inverso. Né siamo disponibili a barattare qualche immigrato in meno con qualche tassa in più o minori libertà di impresa. Il leader della Lega deve quindi scegliere, con serenità e chiarezza. L'importante è sapere se lui è convintamente alleato di un partito, i Cinquestelle, che immaginano di chiudere a breve il Parlamento e affidare la democrazia a siti internet privati (non è uno scherzo, lo ha detto ieri, non smentito, il loro guru Casaleggio junior) o se possiamo sperare che sia lì per arginare la follia grillina in attesa di tempi migliori. Per lui sarà difficile continuare a tenere il piede in due scarpe, a prescindere dai sondaggi che continuano a premiarlo sull'onda dell'operazione «porti chiusi» e di un ostentato decisionismo. Io spero che Salvini resti il leader del centrodestra, ma piuttosto che una lenta agonia o peggio l'ipocrisia, meglio fare chiarezza al più presto. Come si dice: via il dente, via il dolore.
Ps.
Nell'articolo di ieri, forse per un colpo di caldo o forse per l'età che avanza e gioca brutti scherzi, ho scritto che Berlinguer andò ai funerali di Almirante. Ovviamente è successo l'inverso, essendo Berlinguer morto prima. Mi consolo che invertendo gli addendi il risultato non cambia il senso di ciò che volevo dire: erano due nemici, non due mediocri. Comunque, pardon.
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