A Londra basta sporgersi un poco dalla banchina di una qualsiasi stazione metropolitana per vederli infilarsi tra una rotaia e l'altra. All'inizio fanno impressione, poi, vedendoli ogni giorno, ci si abitua come fossero una presenza altra e distante. Ma quando penso ai topi la prima (...)
(...) immagine che mi viene in mente è quella di Nosferatu, il film di Werner Herzog (remake del capolavoro di Murnau). Il mostro notturno coi denti aguzzi arriva al porto con una nave. Prima che la sua ombra avanzi e si metta alla ricerca di un posto dove stazionare (sotto braccio la propria bara), migliaia di ratti scendono dall'imbarcazione a invadere la città. I topi che preannunciano la venuta del mostro, che porteranno la peste, quindi la morte. Che sia sbarcato sulle sponde del Tevere un nuovo mostro del male? Roma invasa dai topi, e perciò dalla «monnezza». Secondo i rapporti ci sono tre ratti per ogni cittadino. Un'enormità. Da qualche giorno in rete circola un video girato col telefonino da una comitiva di ragazzini di Tor Bella Monaca che ne riprende una ventina intorno ai secchioni dell'immondizia. I bambini urlano, gli lanciano qualche sasso, se la ridono un po' schifati un po' eccitati e quello che riprende, manco fosse un reporter d'assalto, afferma grave: «Questo è un video clamoroso. Lo mandiamo all'Ama. Vi rendete conto dove viviamo?». Pure i più piccoli sono ormai coscienti del degrado.
Ma che la Capitale, negli ultimi tempi, sia giunta a livelli di sporcizia mai visti prima non è uno scoop così clamoroso. Basta farsi una passeggiata in un qualsiasi quartiere di periferia (ma in centro la situazione non è dissimile) per vedere le montagne di rifiuti che non vengono smaltiti per giorni e giorni e con il caldo estivo, non si respira certo una bella aria. Il neo sindaco Virginia Raggi, che proprio nelle periferie ha ottenuto il suo maggior consenso, avrà una bella gatta (anzi ratta) da pelare. A scovare il sorcio dalla finestra sono capaci tutti, il problema è acchiapparlo quando ti si infila in casa. Ieri mattina ha visitato proprio il quartiere di Tor Bella Monaca e al ragazzino del video ha detto di fare la raccolta differenziata e ha promesso ai cittadini un piano per risanare il decoro pubblico. Qualcuno ha paventato l'idea di popolare Roma di una grande quantità di gatti. Ma più che gatti avremmo bisogno di tigri. Per ora, pare di vivere nella Londra sporca e umida di Dickens.
Intanto, mentre scrivo, mi viene in mente Pasolini, che nel '70 scrisse qualche verso a commento di uno sciopero degli scopini dal quale voleva ricavare un documentario, in cui li chiamava angeli scesi sulla terra a pulire, mentre dormiamo, le nostre scorie: «Al sole o al brutto tempo lo scopino/ spinge il carrettino con sopra il bidone,/ e lo scopone in mano, cercando./ Non si lascia distrarre da niente, come uno che prega / A lui basta andare, in riva al mare/ o tra li palazzi della città / Si raduna coll'altri scopini dove nessuno li vede,/ come li frati». Ma pure gli angeli sono scomparsi, o si rivelano sempre più raramente. Del resto i topi sono solo gli ultimi abitanti di una città già da tempo invasa da piccioni (che sono poi ratti che volano) e da gabbiani sempre più spavaldi, che dal litorale di Ostia o Fiumicino sono ormai migrati in città.
Il topo è pure il primo segno dello zodiaco cinese. Pare che i nati sotto questo segno siano persone adatte a svolgere ruoli di potere: manipolatori, ostinati, crudeli e calcolatori ma anche creativi e sognatori. Meglio starne alla larga, insomma. Ma Freud ci rimprovererebbe di superstizione. Sono andato a rileggermi il suo famoso intervento in una conferenza del 1909, Il caso dell'uomo dei topi, dove analizzava la nevrosi ossessiva di un paziente: «Ma se i topi mordono, sono sozzi e voraci, non possono restare impuniti; gli uomini li perseguitano e massacrano senza pietà, come il paziente aveva talvolta visto fare, inorridendone. Spesso aveva provato un senso di commiserazione per quelle povere bestie.
Ora, egli stesso era stato una volta un piccolo monellaccio disgustoso e sporco, che nella rabbia sapeva mordere chi gli stava vicino, ricevendone poi tremende punizioni. Ben poteva ravvisare nel topo il suo sosia». Insomma, la scommessa è come sempre debellare la parte peggiore di noi.Andrea Caterini
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