Cronache

Ecco le carte segrete su Montecarlo

Le indagini della Guardia di Finanza sui movimenti montari di Giancarlo Tulliani: "È latitante a Dubai con i soldi di Corallo"

Ecco le carte segrete su Montecarlo

Si avvicina il processo per Gianfranco Fini. O almeno il rischio c'è. Nei giorni scorsi infatti è stata chiusa l'inchiesta (notificata dalla Procura di Roma) sulla presunta attività di riciclaggio. A finire sulla graticola sono il Re delle slot machine Francesco Corallo, l'ex leader di An Gianfranco Fini, la compagna Elisabetta Tulliani, il fratello di quest'ultima, Giancarlo e il padre Sergio.

Dalle carte del processo emergono alcune importanti novità sull'affaire Tulliani. Non è tanto (o non solo) la Casa di Montecarlo a interessare la procura, ma anche la latitanza dorata di Giancarlo Tulliani a Dubai. Secondo quanto emerge dalle indagini della Guardia di Finanza, e riportate dal Tempo, la permanenza del "cognato" Fini negli Emirati Arabi sarebbe "spesata dal 're delle slot' Francesco Corallo e dai soldi ricavati con la vendita della casa di Montecarlo".

I soldi della latitanza

Tulliani infatti avrebbe spostato oltre 600mila euro nella Emirates Nbd Bank di Dubai prima di "scoprire" di essere indagato. Secondo quanto scrive il Tempo, "sono soldi sfuggiti alle ordinanze di sequestro del Tribunale di Roma, perché Tulliani li aveva movimentati lì 4 mesi prima dell'arresto dell'imprenditore del gioco d'azzardo".

Lo stesso avrebbe cercato di fare, con altri 500mila euro, due giorni dopo che il gip Simonetta D'Alessandro aveva dato il via libera alla custodia cautelare con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al peculato e al riciclaggio per Corallo, Rudolf Baetsen e "dei tre procuratori per l'Italia dell'Atlantis World Giocolegale Ltd (poi B Plus e ora Global Starnet), tra cui l'ex parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta".

Con questi soldi ora Giancarlo starebbe vivendo negli Emirati, sfuggendo alla giustizia italiana. Il danaro per Tulliani (volato a Dubai per evitare l'arresto emesso con l'ordinanza del 17 marzo) avrebbero una provenienza più o meno certa: le società offshore di Corallo. Il danaro, viaggiando tra l'Italia (Mps) e Dubai, sarebbero infine confluito in un conto francese alla Caisse d'Epargne di Beausoleil. Secondo quanto scrive il Tempo, si tratterebbe di una prima trance da 30mila euro e una seconda da 635mila euro.

A insospettire gli investigatori c'è anche la situazione patrimoniale di Giancarlo Tulliani.Fino al 2008, infatti, se si esclude la dichiarazione dei redditi del 2005, in pratica il cognato di Fini dichiarava redditi pari a zero. E il massimo annuale non avrebbe mai superato i 4.500 euro. "Dall'analisi degli estratti conto della famiglia Tulliani effettuati dai finanzieri dello Scico su disposizione del pm Barbara Sargenti -scrive il quotidiano romano - nel periodo compreso tra il 15 dicembre 2016 e il 10 maggio 2017, 'al fine di verificare se taluno della famiglia (compreso Gianfranco Fini) avessero inviato denaro a Giancarlo Tulliani', non sono emerse somme trasferite verso i conti corrente del cognato dell'ex presidente della Camera". Insomma: soldi dai parenti nell'ultimo anno non ne sono arrivati. E a Dubai un lavoro, secondo quanto emerso dalle indagini svolte dalla Finanza, non se lo sarebbe neppure trovato.

Il conto aperto con la raccomandazione

C'è un'altro mistero che aleggia attorno al cognato di Gianfranco Fini. Ed è quello che riguarda l'apertura di un conto corrente persso la Compagnie Monegasque de Banque. Il conto viene aperto a febbraio 2009 e chiuso nell'agosto 2013. Tulliani, di solito, lo rimpinguava con denaro contante o, secondo la Guardia di Finanza, con fondi dei genitori. Il fatto è che quel conto Giancarlo se lo è aperto grazie ad ottime raccomandazioni. Oltre a quella dell'ambasciatore italiano nel Principato di Monaco, M. Bianchi, anche grazie alla parentela che lo legava (e lo lega) all'ex Presidente della Camera, Gianfranco Fini.

L'istituo di credito avrebbe chiesto conto dei soldi provenienti dalle holding di Corallo (Jayden Holding Ltd e dalla International Financial Planning Service Ltd), ma Tulliani (e il suo conulente) avrebbe sempre risposto che si trattava di proventi realizzati grazie ad operazioni immobiliari.

La casa di Montecarlo

Quello che la Dda di Roma sta cercando di capire è come Tulliani abbia comprato la famosa casa di Montecarlo che fu di Alleanza Nazionale. A firmare l'atto di acquisto, come noto, fu la Timara Ltd, riconducibile a Giancarlo e alla sorella Elisabetta. Secondo quanto scrive il Tempo, dalle rogatorie internazionali sarebbe "emerso che, ciò che Amedeo Laboccetta ha raccontato agli inquirenti su Fini e la famiglia Tulliani, è vero". Cosa significa? Ad essere confermato sarebbe l'incontro, riferito dall'ex parlamentare, avvenuto nel ristorante da "Fortunato al Pantheon": "Tulliani - disse di fronte agli inquirenti Laboccetta - anche a nome di sua sorella Elisabetta e di Gianfranco Fini, informò Corallo e me che doveva aiutarli a comprare una casa Montecarlo". Confermato, poi,sarebbe anche il soggiorno a Montecarlo all'Hotel Hermitage (a spese di Corallo). L'hotel avrebbe cobnfermato infatti la registrazione dei tre ospiti tra il 7 e l'8 maggio del 2008. E per raggiungere il Principato, i tre avrebbero usat un Jet privato,come confermato dal ritrovamento nella residenza La Monica dei documenti di noleggio di un aereo privato dalla Atlantis World Giocolegale.

Andata e ritorno Roma-Nizza il 7 e l'8 maggio 2008.

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