Cronache

Ecco cosa può cambiare con la fine dello stato d'emergenza

All'orizzonte (31 marzo) si profila la fine dello stato di emergenza: ecco cosa cambierà su obblighi, green pass e vaccinazioni se non sarà prorogato

Ecco cosa può cambiare con la fine dello stato d'emergenza

Tra poco meno di due mesi scadrà l'ennesima proroga di uno stato d'emergenza rinnovato più volte da due anni a questa parte, da quando l'Italia ha vissuto il primo lockdown della sua storia. Il 31 marzo, Omicron permettendo, si andrà verso la fine o verrà esteso ancora una volta?

La discussione alla Salute

Il tema è caldo e, nonostante tutti gli indici vedono una discesa dei casi Covid, non c'è ancora uniformità di vedute. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha affermato che il 31 di marzo "lo stato di emergenza non sarà prorogato": il ministro Speranza, invece, non ne vuole ancora sapere dichiarando che "ogni valutazione è prematura". Tra i due "litiganti" si colloca Andrea Costa, Sottosegretario di Stato, che a Skytg24 fa sapere che "l’obiettivo a cui stiamo lavorando è creare le condizioni affinché il 31 marzo finisca" lo stato d'emergenza. Insomma, al momento c'è un 33,3% periodico che si realizzi una delle tre condizioni, non è il massimo ma tant'é.

Cosa succede con la fine dell'emergenza

Immaginando e sperando ci possa essere la tanto agognata fine, tutto ritornerebbe all'era pre-Covid: il governo perderebbe la possibilità dei poteri straordinari con i quali deroga le attuali leggi e normative per motivi sanitari. Per fare alcuni esempi pratici, non si potrebbero più bloccare i voli da e per i Paesi ritenuti più a rischio così come non si può più limitare l'ingresso da qualsiasi area del mondo. Il potere della Protezione Civile, poi, verrebbe meno: addio a zone bianche, gialle, arancioni o rosse di cui le Regioni si tingevano in base al tipo di emergenza e addio ai poteri dei singoli governatori regionali che potevano stabilire misure ancora più restrittive, se lo ritenevano opportuno, di quelle del governo nazionale.

Si scioglie il Cts

Come abbiamo scritto ieri sul Giornale.it, poi, si scioglierebbero i 12 componenti del Comitato tecnico scientifico e non ci sarebbe più la figura del Commissario straordinario per l'Emergenza, Paolo Figliuolo. In pratica, chiuderebbero gli hub vaccinali gestiti in emergenza e si dovrà ricorrere ai canali tradizionali quali ospedali, medici di base, ambulatori e farmacie. Per far questo, però, il 31 marzo la pandemia dovrà davvero essere stata sconfitta, altrimenti il processo potrebbe essere più lungo e laborioso.

Addio smart working

Tutti di nuovo in ufficio e in azienda: lo smart working tanto amato da una larga fetta di lavoratori non esisterà più con la fine dello stato di emergenza. Come riporta Il Messaggero, da quel momento in poi soltanto un accordo tra aziende e dipendenti potrebbe stabilire il lavoro agile da casa, altrimenti non ci sarebbero più i presupposti per continuare ad adottare questa misura.

Cosa non cambia: green pass e vaccini

Indipendenti dallo stato d'emergenza rimangono due norme attualmente in vigore: le misure sul green pass e l'obbligo vaccinale agli over 50. Nel primo caso, come si apprende da fonti, la certificazione verde e quella rafforzata continueranno ad esserci anche dal 1° aprile: al momento è impossibile stabilire se ci sarà qualche modifica ma la senzazione, più di una sensazione, è che il green pass continuerà ad essere valido. È chiaro che l'Italia non sarà così sprovveduta da farsi "autogol" da sola eliminando, in 24 ore, tutte le misure sanitarie volte a contenere la variante Omicron. Sileri, il più ottimista tra tutti, ha spiegato che se il trend sarà questo, anche il green pass sarà certamente meno restrittito di quello attualmente in vigore.

Capitolo vaccini: non cambierà nulla per gli over 50 fino al 15 giugno prossimo. Obbligo vaccinale pena la sospensione dal lavoro e multe più o meno salate inviate a casa dall'Inps.

La norma sullo stato di emergenza nulla avrebbe a che fare con una vaccinazione di massa che dovrà continuare per scongiurare nuove varianti e forme gravi della malattia specialmente nei soggetti meno protetti e maggiormente a rischio.

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