Coronavirus

Ecco perché è importante indossare le mascherine

Lorenzo Petrilli, vice direttore del Dipartimento certificazione e ispezione di Accredia, ci spiega che “rappresentano un argine alla diffusione e al contagio del virus”. E aggiunge che per essere efficaci vengono sottoposte a numerosi test

Ecco perché è importante indossare le mascherine

Le mascherine rappresentano un argine alla diffusione e al contagio del virus”. Lo sottolinea in un'intervista a ilgiornale.it Lorenzo Petrilli, vice direttore del Dipartimento certificazione e ispezione di Accredia. Quest’ultimo è l’ente unico di accreditamento designato dal Governo italiano per attestare la competenza, l'indipendenza e l'imparzialità degli organismi e dei laboratori che verificano la conformità dei beni e dei servizi alle norme.

Petrilli precisa che esistono diverse tipologie di mascherine, con vari gradi di protezione e soprattutto che ognuna viene sottoposta a numerosi test per essere efficace. Poi l’esperto spiega anche come riconoscere la validità di un certificato di conformità delle mascherine.

Alcuni scienziati di diverse università statunitensi hanno scoperto che l’uso delle mascherine ha evitato oltre 78 mila infezioni in Italia dal 6 aprile al 9 maggio. Perché è così importante indossarle?

Perché rappresentano un argine alla diffusione e al contagio del virus. I Dispositivi di protezione individuale (Dpi ndr) devono essere indossati per proteggere se stessi, le maschere chirurgiche devono essere indossate per proteggere gli altri, quelle di comunità per tutelare maggiormente la salute di tutti riducendo l’immissione di virus nell’aria.

A quali test vengono sottoposte per essere efficaci?

Se la mascherina è un Dpi, deve essere sottoposta a tutti i test previsti dalla norma EN 149. I principali sono la prova di perdita di tenuta verso l’interno, quella di penetrazione del materiale filtrante e la prova di resistenza respiratoria. Altre prove sono quelle di infiammabilità, pratiche di impiego, tenore di anidride carbonica dell’aria di inspirazione, resistenza di fissaggio del portavalvola della valvola di espirazione (se presente) e intasamento. Per eseguirle tutte, servono 50 campioni da testare.

Le mascherine chirurgiche invece devono essere conformi alla norma UNI EN 14683:2019 e superare i test di efficienza di filtrazione batterica, respirabilità, pulizia microbica. Laddove previsti, sono necesari anche i test di biocompatibilità (ossia la mascherina non deve generare effetti come rossore, allergie), infiammabilità e sterilità (per ambienti sterili come le sale operatorie).

Quali sono le tipologie di mascherine maggiormente protettive?

Le mascherine più protettive sono quelle che rientrano nella categoria dei Dpi per la protezione delle vie aeree, in particolare quelle con i marchi FFP1, FFP2 e FFP3. Le prime riescono a filtrare almeno l’80% delle particelle sospese nell’aria, le seconde almeno il 94%, le terze almeno il 99%. Si tratta pertanto di maschere facciali molto performanti e sicure, che proteggono gli altri e se stessi.

Oltre a questi Dpi, ci sono le mascherine chirurgiche utilizzate ad esempio dai medici e dai dentisti, che proteggono gli altri. Ci sono poi le mascherine “di comunità”, spesso auto-prodotte. Rappresentano delle barriere multistrato, realizzate con materiali che non devono essere tossici, infiammabili e allergizzanti, e che devono assicurare comfort, aderenza e respirazione.

Qual è il compito di Accredia nel settore dei dispositivi di protezione individuale?

Accredia rilascia l’accreditamento agli organismi di certificazione che, sulla base di questo certificato, presentano poi una domanda di notifica al ministero dello Sviluppo economico (Mise). Dopo i vari controlli da parte del Mise, se gli stessi hanno esito positivo, gli organismi ottengono un decreto di abilitazione e una successiva notifica presso l’Unione europea. Quindi il certificato rilasciato da Accredia è un pre-requisito vincolante in Italia per poter essere abilitati e notificati dalle autorità di riferimento e poter quindi operare nel rilascio di certificati utilizzabili e legalmente validi.

Durante l’emergenza Covid, a causa della difficoltà di reperimento di Dpi sul territorio nazionale e per ridurre i tempi di attesa della produzione e commercializzazione, è stato stabilita una deroga. Il produttore poteva infatti autocertificare il proprio prodotto inviando una istanza di validazione all’Inail. In seguito all’eventuale superamento di questa validazione, i Dpi potevano e possono ancora oggi essere immessi nel mercato, anche se non marcati CE.

Cosa ha fatto Accredia in questo periodo di emergenza?

Accredia si è attivata per informare il mercato su come procedere a valutare i tanti documenti circolati e presentati come Certificati CE, che in realtà non lo erano. Ha fornito informazioni e supporto tecnico a privati, Asl, strutture ospedaliere e a varie autorità ed enti. Inoltre, il 7 aprile ha emesso una comunicazione chiedendo agli organismi accreditati di astenersi dall’emettere attestazioni volontarie che purtroppo hanno generato confusione nel mercato. E infatti ha sanzionato 2 organismi che avevano emesso questo tipo di certificati sui Dpi. Ha poi indicato i laboratori e gli organismi in grado di eseguire le prove e di emettere la marcatura CE ai diversi dispositivi di protezione da utilizzare per fronteggiare l’emergenza in corso.

Recentemente ci sono state varie inchieste giudiziarie sulle false mascherine. In che modo è possibile riconoscere un falso prodotto?

Non è possibile determinare se un prodotto è falso perché bisognerebbe eseguire delle prove per testarlo. Accredia ha pubblicato sul proprio sito internet tutte le indicazioni per verificare la validità di un certificato di conformità di un Dpi, insieme ad alcuni esempi di certificati non corretti. Un venditore, ricevuto il certificato, può verificare sul nostro sito le informazioni presenti per controllarne la veridicità.

Ricordiamo che in questo periodo di emergenza sono state emanate alcune leggi che prevedono la possibilità che anche dei Dpi non marcati CE possano essere immessi in commercio, se prima hanno ricevuto una valutazione positiva da parte dell’Inail.

Dunque, qualora un Dpi non sia marcato CE, si dovrebbe verificare l’elenco dei Dpi approvati dall’Inail prima di rivolgersi alle autorità preposte alla sorveglianza del mercato.

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