Coronavirus

"Ecco perché si registra un aumento di contagi"

I nuovi casi di positività al Covid-19 tornano a salire: più del doppio i contagi rispetto a dieci giorni fa. Ecco quali sono le cause ma perché non c'è da preoccuparsi

"Ecco perché si registra un aumento di contagi Covid"

Il virus è tornato a rialzare la testa: sebbene siano in calo ricoveri ordinari e in terapia intensiva, la curva epidemica risale verso l'alto. Nemmeno due settimane fa il tasso di positività (rapporto tamponi-positivi) era sceso fino all'8,8% (1° marzo) che adesso è tornato al 12,5%, quasi quattro punti percentuali in più. Gli aumenti dei casi, però, non devono allarmare la popolazione perché la situazione ospedaliera è in costante miglioramento con numeri in discesa ormai da settimane.

"Incidenza ancora maggiore"

Vaccini, farmaci e malattia meno grave fanno sì che la corsa ai tamponi che si era vista qualche mese fa non c'è più. Da qui, la conclusione che "probabilmente l’incidenza è anche maggiore di quella riportata, ma non risulta evidente perché c’è un minore ricorso all’accertamento diagnostico", afferma al Corriere della Sera Stefania Salmaso, dell'Associazione italiana di epidemiologia. Dopo l'inversione della curva, a metà febbraio, tutti si aspettavano che la discesa sarebbe stata costante. "In effetti siamo sorpresi", aggiunge l'esperta. Un mese fa, lo scorso 13 febbraio i nuovi casi di positività in Italia erano circa 22mila mentre l'ultimo bollettino dell'11 marzo ci dice che i nuovi positivi sono stati oltre 53mila, più del doppio. L'accelerazione è stata imprevista: l'incidenza è di 500 casi ogni 100mila abitanti ma "potremmo raggiungere i 600 già dal 14 marzo. L’aumento è presente in tutte le Regioni, in alcune è particolarmente significativo", sottolinea la Salmaso.

Quali sono le cause

L'allentamento delle restrizioni e il mancato uso delle mascherine all'aperto hanno avuto "un ruolo determinante nell'inversione di tendenza" ma non è tutto. La scarsa vaccinazione nella fascia d'età pediatrica 5-12 anni starebbe incidendo sull'aumento dei casi perché i bambini possono essere veicolo di infezione all'interno del nucleo familiare. Al momento, però, i "tassi di aumento superiori sono tra 14 e 29 anni", spiega l'epidemiologa al quotidiano. Da qui, il consiglio di continuare a vaccinarli perché se l'infezione si propaga alle fasce più grandi della popolazione "crescono le probabilità che raggiunga persone a rischio di sviluppare malattia grave".

Il percorso verso la bella stagione

Gli esperti, però, tendono a rassicurare: come abbiamo imparato da due anni a questa parte, l'inizio della stagione primaverile e poi dell'estate porterà a un netto miglioramento della situazione epidemiologica. Aria aperta e temperature più elevate faranno scendere l'incidenza del virus, è questione di poche settimane. Per capire cosa sta accadendo adesso dovremo aspettare qualche altro giorno per comprenere meglio questa inversione. "Serviranno 7-10 giorni per capire se la risalita della curva coincide con l'inizio di una nuova ondata, con successivo impatto sugli ospedali, o si tratta semplicemente un semplice rimbalzo", ha affermato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe.

Cosa succede dal 1° aprile

La fine dello stato d'emergenza il 31 marzo, però, non deve far pensare che il virus sia sparito: se diminuisce l'attenzione personale e viene eliminato il sistema di monitoraggio delle infezioni si rischia un "danno enorme per la sanità pubblica, specie se accoppiato alla decadenza delle misure di controllo", sottolinea Stefania Salmaso. La stessa cosa deve valere per il privato cittidano: pensare che se non esiste un divieto specifico il rischio non c'è più diventa "un atteggiamento pericoloso", conclude l'epidemiologa.

Si tratta, però, del "canto del cigno" del Covid, ormai messo all'angolo da vaccini e cure: sviluppare una forma simil influenzale e guarire in poco tempo è quello che accade nella stragrande maggioranza dei casi.

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