Coronavirus

C'è l'immunità "di famiglia": cos'è e come si raggiunge

Per raggiungere l'immunità di famiglia, maggiori saranno i componenti del nucleo familiare vaccinati e meno il Covid-19 riuscirà a circolare: ecco i numeri della più grande ricerca

C'è l'immunità "di famiglia": cos'è e come si raggiunge

Anche se il vaccino anti-Covid è stato approvato oltre un mese e mezzo fa nella fascia d'età pediatrica 5-12 anni, sono sempre di più i bambini non vaccinati che si contagiano con la variante Omicron, una parte dei quali finisce negli ospedali pediatrici. Il "segreto" per limitare il contagio tra le mura domestiche è quello di raggiungere una sorta di immunità familiare.

Cos'è l'immunità di famiglia

Come ci siamo da poco occupati sul Giornale.it, tutti gli studi vanno in un'unica direzione: al primo posto della classifica sui luoghi in cui si può contagiare con Sars-CoV-2 c'è la famiglia. A fine 2021 è stato dimostrato anche da uno studio del Cnr e un altro dell'Università Cà Foscari di Venezia. Questo cosa significa? Che se i genitori sono no vax, difficilmente il virus non circolerà tra le mura domestiche, specialmente in presenza di bambini piccoli o famiglie numerose composte da quattro, cinque o più componenti. L'ultima ricerca in ordine di tempo è israeliana e ci dice come "il rischio di contagio tra genitori e figli al di sotto dei 5 anni si riduce del 71% se entrambi i genitori sono vaccinati". È chiaro che più "barriere" incontra il Covid (sistema immunitario protetto), meno riuscirà a circolare salvando anche quella parte del nucleo familiare non vaccinato.

Gli immuni proteggono chi non lo è

Un altro dato a suffragio di queste prove è una ricerca svedese su oltre 800mila famiglie in Svezia (su un totale di 1,7 milioni di persone), un numero molto elevato che non può dare adito a fraintendimenti: con l'aumentare dei vaccinati sotto lo stesso tetto si abbatte sempre di più il rischio contagio per gli altri componenti non protetti. Come riporta Il Giorno, nelle famiglie con una sola persona immunizzata, i non protetti hanno avuto un rischio di contrarre il Covid ridotto dal 45% al ​​61%. Questo rischio aumentava tra il 75% e l'86% nelle famiglie con due membri immuni, tra il 91% e il 94% in quelle con tre componenti protetti fino a un abbattimento del rischio contagio del 97% con quattro membri della famiglia immunizzati che facevano da "scudo" ai non protetti. "La vaccinazione è dunque una strategia chiave per ridurre la trasmissione del virus all'interno delle famiglie", hanno affermato gli autori del lavoro pubblicato su Jama Internal Medicine.

Perché l'esempio deve essere dei genitori

Ipotizzando una "famiglia tipo" italiana composta dai due genitori e due figli in età pediatrica o al di sotto (entro i 5 anni), per limitare Omicron e non far ammalare anche i loro piccoli, i due coniugi dovrebbero vaccinarsi e farlo anche con i loro figli se entrano nelle categorie previste per la vaccinazione con Pfizer. In questo modo si creerebbe una sorta di "immunità familiare" contro il virus e pazienza se la malattia si contrae al di fuori di quel contesto: l'importante è che non venga trasmessa da genitori a figli e viceversa. "Ne ho visti di genitori pentirsi, una volta arrivati con i bambini in ospedale" ha affermato a Repubblica Alfredo Guarino, docente di pediatria all’Università Federico II di Napoli, responsabile dell’hub per la cura del Covid dell’ospedale dell'Ateneo e membro della Società italiana di pediatria (Sip). che ha raccontato frasi come "se avessi saputo, se potessi tornare indietro, non immaginavo tutto questo", di madri e padri affranti per la situazione.

Se si hanno figli, ad esempio, ai quali non si può ancora somministrare il vaccino, torniamo al discorso di prima, dell'importanza data dalla protezione diretta di mamma e papà.

Viceversa, è bene vaccinare gli adolescenti al di sopra dei 5 anni così da bloccare ogni via d'accesso alla malattia grave, pazienza se per qualche giorno si dovesse essere positivi: almeno, però, non si finisce in ospedale.

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