La variante Omicron non fa lo sconto nemmeno ai bambini: soltanto nel mese di gennaio, ben un milione di nuovi contagiati (uno su tre) ha meno di 18 anni. Oltre a vaccinarli direttamente, sarebbe bene che anche i loro genitori fossero pro vax, la situazione sarebbe totalmente diversa.
Cosa dicono i numeri
Gli ultimi numeri dell'Istituto Superiore di Sanità fotografano la situazione senza dare adito a fraintendimenti: nella fascia d'età 5-11 i ricoveri continuano ad aumentare dal momento che soltanto il 32% è stato vaccinato con la prima dose e il 13% con la seconda. Numeri bassissimi considerando che il vaccino Pfizer anti-Covid, per la fascia pediatrica, viene ormai somministrato da oltre un mese e mezzo. In questo caso, però, c'è un concorso di colpe: molti genitori che non vogliono vaccinare i figli sono i primi ad essere no vax. Infatti, l'Associazione italiana ospedali pediatrici (Aopi) ha osservato che, tra i giovanissimi in corsia non vaccinati (76%), il 69% di loro aveva tutti e due i genitori senza vaccino. “È molto frequente che padre e madre siano concordi nel rifiuto del vaccino" anche se "non mancano i dissidi in famiglia. Davanti a un figlio ricoverato, è capitato che il genitore vaccinato desse la colpa all’altro", afferma a Repubblica Alfredo Guarino, docente di pediatria all’Università Federico II di Napoli, responsabile dell’hub per la cura del Covid dell’ospedale dell'Ateneo e membro della Società italiana di pediatria (Sip).
Cos'è l'immunità di famiglia
Non c'è da sorprendersi visto che le statistiche, da sempre, dicono che la maggior parte dei contagi avviene tra le mura domestiche. Uno studio israeliano pubblicato sulla rivista Science conferma i numeri dell'Aopi: il rischio di contagio tra genitori e figli al di sotto dei 5 anni si riduce del 71% se entrambi i genitori sono vaccinati. È un discorso facile da comprendere: più barriere incontra il virus (vaccini, vaccini, vaccini), meno riuscirà a circolare. Viceversa, è quasi impossiible sfuggire ad Omicron vista la sua rapidità di diffusione. E poi, anche in presenza di sintomi, i vaccini impediscono l'ospedalizzazione, cosa che non è avvenuta per quei bambini che adesso si trovano in ospedale. Dopo le varie immunità di gregge e immunità innata di cui abbiamo spesso parlato sul Giornale.it, ce n'è un terzo tipo di cui si parla troppo poco ed è l'immunità di famiglia, ossia la copertura vaccinale per tutti i componenti del nucleo familiare (3-4-5-6, ecc.), fondamentale per evitare brutte sorprese a causa del Covid-19.
"Curiamo figli di no vax"
"Per molti mesi abbiamo curato neonati di madri non vaccinate, con conseguenze anche molto gravi. Il fenomeno ha iniziato a ridursi solo di recente" sottolinea Guarino. "In gravidanza le difese immunitarie della donna diminuiscono. Non proteggersi è una pessima idea". Non solo: come spesso capita nelle migliori famiglie, a posteriori spuntano i sensi di colpa per non essersi immunizzati o non averlo fatto con i propri figli. "Ne ho visti di genitori pentirsi, una volta arrivati con i bambini in ospedale" aggiunge, che ha raccontato frasi come "se avessi saputo, se potessi tornare indietro, non immaginavo tutto questo". Insomma, con Omicron è cambiato tutto e lo sappiamo da ormai due mesi: gli ospedali pediatrici scoppiano, per un adolescente che entra uno ne esce perché, per fortuna, nella stragrande maggioranza dei casi la malattia passa grazie alle cure ospedaliere e la minore aggressività della variante. "Noi li curiamo al meglio, ma è chiaro che bisogna trovare una soluzione diversa", sottolinea il pediatra. La soluzione a cui allude è soltanto una: immunizzare anche i bambini tra 5 e 12 anni, che spesso non hanno la facoltà di decidere per loro.
"La vera scelta è tra fare il vaccino o prendere il virus. Da un lato abbiamo sì e no 10 morti, forse anche meno. Dall’altro, solo in Italia, le vittime del virus sono 145mila. C’è bisogno di aggiungere altro?", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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