Poco più di due mesi dopo essere stata avvistata per la prima volta in Sud Africa, la variante Omicron del Sars-CoV-2 si è diffusa in tutto il mondo più velocemente di qualsiasi variante precedente. Gli scienziati l'hanno rintracciata in più di 120 Paesi ma rimangono perplessi da una domanda chiave: da dove viene Omicron?
Ecco le tre ipotesi
Se è vero che Omicron è così contagiosa per "colpa" delle sue 30 mutazioni nella proteina Spike rispetto al virus precedente, ossia la variante Delta, tant'é che sfugge sia agli anticorpi prodotti dai vaccini che agli anticopri dell'infezione naturale precedente (il caso dei guariti con Delta che si reinfettano con Omicron), poco o nulla si sa sul momento in cui è "nata" andando in giro per il mondo a infettare tutti i Paesi. Gli scienziati stanno approfondendo tre teorie: nella prima ci sarebbe la "colpa" dei ricercatori mondiali ai quali sarebbero sfuggite una serie di mutazioni che hanno portato all'origine di Omicron; la seconda ipotesi in piedi è che potrebbe aver sviluppato più mutazioni nella stessa persona a causa di un'infezione di lunga durata e poi essersi diffusa; la terza teoria riguarda più direttamente il mondo animale perchè potrebbe essere emersa nei topi e nei ratti e successivamente "passata" sull'uomo. "Per ora le tre ipotesi sono tutte valide", afferma a Nature Jinal Bhiman, medico ricercatore presso l’Istituto nazionale per le malattie trasmissibili di Johannesburg.
"Sembra spuntata dal nulla"
"Omicron pare spuntata dal nulla" afferma alla rivista scienfitica Darren Martin, biologo computazionale presso l’Università di Cape Town. Rilevata per la prima volta in Sud Africa e Botswana all'inizio di novembre 2021, in meno di due mesi ha tenuto sotto scatto mezzo mondo con il boom nei Paesi europei Italia compresa. La sua comparsa è datata per fine settembre o inizio ottobre dello scorso anno in base all'analisi di migliaia di genomi sequenziati. Come abbiamo visto sul Giornale.it, è considerato il virus più contagioso della storia per il numero di mutazioni rispetto a tutte le altre versioni del Covid precedenti. E poi, è notizia di questi ultimi giorni la diffusione della "sorella gemella" Omicron 2 (BA.2) che potrebbe in futuro sostituire l'attuale variante.
La spiegazione sulle tre teorie
Ritornando alle tre teorie formulate dagli scienziati, nel primo caso ci sarebbe stata una svista nelle mutazioni che ha portato all'origine di Omicron, soprattutto se sono avvenute in Paesi del mondo con scarso sequenziamento e test alla popolazione. A quel punto, poi, la variante sarebbe esplosa diffondendosi ovunque. Alcuni scienziati, però, sono concordi nell'affermare che questa teoria non starebbe in piedi perchè è "estremamente poco plausibile" che un processo del genere possa essere sfuggito a tutti. "Questo non è il diciannovesimo secolo, dove ci vogliono sei mesi per andare da un punto all’altro del mondo in barca a vela", riflette Sergei Pond, biologo evoluzionista computazionale alla Temple University di Philadelphia, in Pennsylvania.
L'organismo umano compromesso
La seconda teoria riguarda lo sviluppo di Omicron all'interno di un organismo provato anche da un sistema immunitario compromesso, magari a causa di un'infezione cronica, ed è considerata plausibile perché in quelle condizioni "il virus può moltiplicarsi per settimane o mesi e possono emergere diversi tipi di mutazioni per schivare il sistema immunitario del corpo. Le infezioni croniche danno al virus "l’opportunità di ingannare il sistema immunitario", afferma Pond, che ritiene che possa essere un'ipotesi valida per l’emergenza di Omicron. Un caso clinico del dicembre 2020 ha descritto un uomo di 45 anni con un'infezione persistente. Durante quasi cinque mesi nel suo ospite, Sars-CoV-2 aveva accumulato quasi una dozzina di cambiamenti di amminoacidi nella sua proteina Spike. Alcuni ricercatori suggeriscono che la variante Alpha sia emersa in qualche paziente con un'infezione cronica, perché, come Omicron, sembra aver accumulato cambiamenti a una velocità accelerata.
Il passaggio dai topi
La terza teoria ritorna al mondo animale così come sarebbe avvenuta la comparsa del Covid-19 sulla terra: la rivista Nature sottolinea come Omicron potrebbe non essere emersa nel passaggio da persona a persona. "Sars-CoV-2 è un virus promiscuo: si è diffuso a un leopardo selvatico, a iene e ippopotami negli zoo e a furetti e criceti domestici. Ha causato il caos negli allevamenti di visoni in tutta Europa e si è infiltrato nelle popolazioni di cervi dalla coda bianca in tutto il Nord America. E Omicron potrebbe essere in grado di entrare in una più ampia selezione di animali". Studi basati sulle cellule hanno scoperto che, a differenza delle varianti precedenti, la proteina spike di Omicron può legarsi alla proteina ACE2 di tacchini, polli e topi. E Robert Garry, un virologo della Tulane University di New Orleans, in Louisiana, osserva che diverse altre mutazioni in Omicron sono state osservate nei virus Sars-CoV-2 che si adattano ai roditori in esperimenti di laboratorio.
A quel punto, mutazione dopo mutazione, un topo infetto potrebbe essere entrato in contatto con una persona, innescando l’emergere di Omicron. Si tratta chiaramente di un evento rarissimo ma non impossibile.
Molti studiosi, però, rimangono più realisti: non scopriremo mai da dove arriva la mutazione. "Omicron ci mostra la necessità di essere umili nel pensare alla nostra capacità di comprendere i processi che stanno plasmando l’evoluzione di virus", concludono i ricercatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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