La terapia con gli anticorpi monoclonali funziona. Un'altra arma contro il Covid

Dopo Piemonte e Liguria, anche la Lombardia autorizza il trattamento. Bassetti: "Nella pratica clinica danno risultati"

La terapia con gli anticorpi monoclonali funziona. Un'altra arma contro il Covid

La terapia con gli anticorpi monoclonali funziona. "Un'arma in più contro il Covid", ha detto quest'oggi l'assessore al Welfare e vicepresidente della Regione Lombardia Letizia Moratti annunciando la prescrizione e l'utilizzo del trattamento in 17 centri autorizzati (strutture pubbliche e private) del territorio lombardo. Intanto, dalla Liguria e dal Piemonte giungono i primi riscontri positivi per i pazienti sottoposti alla cura monoclonale mentre in Abruzzo è stato garantito il via libera nei prossimi giorni.

I vantaggi della terapia monoclonale

Se non manna piovuta dal cielo, di certo, i monoclonali sono l'asso nella manica nella partita (ancora apertissima) contro il Covid. Si tratta di sostanze (proteine prodotte in laboratorio) che imitano la capacità di difesa del nostro sistema immunitario puntando alla proteina Spike del SARS-CoV-2. I dati degli studi pubblicati sinora indicano che il beneficio è nei soggetti non ospedalizzati, dunque in pazienti con sintomi lievi o moderati dell'infenzione. In particolare, questi farmaci abbattono la carica virale riducendo il rischio che l’infezione evolva in forma acuta. Gli anticorpi monoclonali che, lo scorso 3 febbraio avevano ricevuto il via libera in Italia, sono quelli prodotti da Regeneron e Eli Lilly. Le terapie vengono somministrate per infusione endovenosa e "sono da effettuarsi ​- indicano gli esperti Aifa - in un tempo di 60 minuti (seguiti da altri 60 minuti di osservazione) e in setting che consentano una pronta e appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi". La popolazione candidabile al trattamento con gli anticorpi monoclonali, evidenzia il parere della Cts Aifa, dovrà essere rappresentata "unicamente da soggetti di età maggiore di 12 anni, positivi per Sars-CoV-2, non ospedalizzati per Covid-19, non in ossigenoterapia per Covid-19, con sintomi di grado lieve-moderato di recente insorgenza (e comunque da non oltre 10 giorni) e presenza di almeno uno dei fattori di rischio (o almeno 2 se uno di essi è over 65)" come Malattia renale cronica, Diabete non controllato, Immunodeficienze.

Il primo trattamento in Piemonte

Il primo trattamento con la terapia monoclonale, in Italia, è partito all'ospedale di Alessandria. Ad annunciarlo, due giorni fa, è stato l'assessore alla Sanità della Giunta Cirio, Luigi Icardi. "Si tratta di una cura - aveva spiegato Icardi all'Ansa -da praticare in un ambulatorio specializzato o in ospedale, ma l'aspetto fondamentale rimane la corretta e tempestiva interazione tra il sistema di medicina territoriale e gli ospedali. Una strategia che in Piemonte sta producendo risultati molto incoraggianti".

Il primario delle Malattie Infettive dell'ospedale alessandrino, Guido Chichino, ha raccontato che lo scorso martedì sera si era recato al Dea un paziente con sintomatologia sospetta per Covid-19. Gli esami hanno confermato la diagnosi e, nella mattinata di mercoledì, il paziente è stato arruolato per il trattamento con gli anticorpi monoclonali. La somministrazione del farmaco, Bamlanivimab, autorizzato dall'Aifa, è avvenuta senza problemi. Il paziente infatti è già stato dimesso.

Al via le cure monoclonali in Lombardia

Con una nota diffusa nel tardo pomeriggio di venerdì 26 marzo, il vicepresidente ed assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti, ha annunciato la prescrizione e l'utilizzo del trattamento monoclonale in 17 centri autorizzati (strutture pubbliche e private) del territorio lombardo. “Un’altra arma, in questo caso come terapia, da mettere in campo nella nostra sanità di guerra contro il Covid - ha spiegato Letizia Moratti - A oggi, tra Asst, Irccs pubblici e privati accreditati, in Lombardia i centri autorizzati alla prescrizione e somministrazione di questi trattamenti sono le 17 infettivologie presenti sul nostro territorio, oltre all’Asst Valtellina e Alto Lario. Sono poi in attesa di autorizzazione altre cinque Asst. Autorizzazione che, di fatto, andrà ad ampliare la platea di persone, affette da Covid di recente insorgenza e con sintomi lievi e moderati. Tali soggetti potranno essere curati con queste modalità”.

Nuove scorte in arrivo per la Liguria

"Siamo arrivati a 9 soggetti trattati al San Martino con gli anticorpi monoclonali in meno di una settimana. Stanno tutti bene e, per il momento, sono tutti a casa loro. La sensazione nella pratica clinica è che funzionino davvero bene". A dirlo è l'infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che mostra un moderato entusiasmo per i riscontri ottenuti con la terapia monoclonale a cui sono stati sottoposti 9 pazienti infetti.

La Liguria, insieme al Piemonte, è stata la prima regione a somministrare la nuova terapia. Stando a quanto riferisce Telenord, nelle prossime ore, saranno distribuite altre 239 fiale di anticorpi monoclonali nel capoluogo genovese: 84 andranno al presidio ospedaliero di Sanremo, 48 al S. Bartolomeo di Sarzana e 107 sono destinate al San Martino. "Contiamo di arrivare, a regime, fino a 10-15 trattamenti al giorno, se ce ne fosse bisogno. I trattamenti, per questa settimana, sono 75 per la Liguria. In questo momento, dunque, il farmaco non manca e questo è un dato positivo. I monoclonali sono disponibili in tutte le Regioni, poi dipende da com’è l’organizzazione delle singole aziende ospedaliere", ha concluso Bassetti.

Approvata la terapia monoclonale anche in Abruzzo

Gli anticorpi monoclonali arriveranno anche in Abruzzo. Stando a quanto si apprende da ilcapoluogo.it, il primo presidio ospedaliero ad utilizzarlo sarà quello di Pescara. L'annuncio è arrivato nella giornata di mercoledì 24 marzo a seguito di una delibera della giunta regionale. Le Asl hanno individuato i centri autorizzati alla somministrazione dei medicinali, che potranno dunque essere utilizzati nelle unità operative di malattie infettive dei presidi ospedalieri dell’Aquila, Avezzano, Chieti, Vasto, Teramo e al Covid Hospital di Pescara. Determinante sarà il ruolo dei medici di medicina generale - e dei pediatri di libera scelta - che protranno valutare le condizioni di somministrazione del farmaco per gli assistiti che risulterrano positivi al test molecolare.

I centri autorizzati in Sicilia

In Sicilia, la distribuzione dei monoclonali è ancora piuttosto frammentata. Stando a quanto si apprende dalla Gazzetta del Sud, Catania è il comune che ha il maggior numero di centri abilitati: 5 ospedali di cui due in provincia. Segue Palermo con 4 ospedali di cui due in provincia, Agrigento con 3 di cui due in provincia, Caltanissetta con due, di cui uno a Gela e Ragusa, Trapani ed Enna con uno. Quest'oggi, anche Messina è rientrata in lista con il Policlinico ed è probabile che anche l’ospedale Papardo presenti nei prossimi giorni la documentazione richiesta.

Diversa la posizione dell'Irccs-Piemonte che, per scelta, non ha aderito al momento a tale opportunità per la “tipologia di pazienti - spiega il direttore sanitario Pippo Rao – che, negli ospedali dell'azienda, viene trattata”

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