Cronache

Repubblica, la rabbia di Scalfari: "Verdelli cacciato in modo brutale"

Il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, al Fatto Quotidiano ha spiegato di voler porre alcune condizioni ambientali per il futuro del giornale

Repubblica, la rabbia di Scalfari: "Verdelli cacciato in modo brutale"

A Eugenio Scalfari le ultime mosse avvenute all’interno di Repubblica non sono piaciute. In particolare, il fondatore dello storico quotidiano praticamente da sempre vicino al mondo progressista non solo non ha gradito la decisione della proprietà di sostituire il direttore Carlo Verdelli con Maurizio Molinari ma contesta pesantemente il modo con cui è stato effettuato il cambio.

In una intervista rilasciata al Fatto quotidiano, uno Scalfari furibondo non ha usato mezze parole per esprime le sue critiche verso la proprietà di Repubblica annunciando che non è intenzionato a lasciare il giornale tanto che domenica scriverà il pezzo "come sempre".

Scalfari ha poi voluto rendere omaggio all’ormai ex direttore del giornale e, allo stesso tempo, ha espresso le sue perplessità sul futuro del quotidiano. "Voglio tributare- ha affermato- il mio saluto a Carlo Verdelli il direttore liquidato, fatto fuori, cacciato in maniera brutale, e voglio porre alcune condizioni ambientali per il futuro, non per me, ma per il nostro giornale". "Verdelli – sottolinea ancora - era il mio alter ego, mi piaceva molto. Ha colto subito lo spirito di Repubblica. Io gli ho offerto alcuni consigli, lui mi ascoltava e lavorava. Non meritava questo trattamento, è vergognoso".

Su Maurizio Molinari, nuovo direttore di Repubblica, Scalfari ha già lanciato una bordata: "Non mi ha chiamato, certo non può convocarmi in ufficio perché siamo reclusi per la pandemia, però non mi ha telefonato e non l'ha fatto neanche l'editore John Elkann”. Seppur inviperito, il noto giornalista e scrittore p deciso ad andare avanti lungo la strada seguita fino ad oggi: “Aspetto, poi tra un po’ mando il mio testo a Molinari".

In questi giorni, il clima all’interno di Repubblica non è dei più sereni. Voci indicano che il cambio del direttore sia avvenuto perché si vorrebbe spostare la linea del quotidiano più a destra. Ma ciò non sarebbe esatto. Secondo Affaritaliani.it, infatti, dietro il cambio ci sarebbero motivazioni economiche. Molinari sarebbe stato incaricato di ridurre di circa 150 unità l’organico (a fine 2019 pari a 2.

221 dipendenti) e di procedere ad un altrettanto ampio sfoltimento anche delle redazioni regionali, tra cui quelle de La Stampa, Il Secolo XIX, Il Tirreno e Il Piccolo di Trieste.

Commenti