Elly, dal salario minimo all'economia à la carte

Gli scivoloni a Cernobbio di Elly Schlein su salari e contratti occupazionali

Elly, dal salario minimo all'economia à la carte
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Di banalità e sciocchezze ieri a Cernobbio ne abbiamo sentite più d'una, soprattutto dalla viva voce della segretaria del Pd che ancora una volta ha dimostrato di non sapere andare oltre lo slogan, che ormai sembra rappresentare la sua sola cifra. Così, quando parla di ritardi nell'attuazione di Industria 5.0 si ha netta la sensazione che non abbia idea di ciò che serve per realizzarla; e d'altro canto i governi a guida Pd, salvo rare eccezioni, si sono sempre distinti per inanità in materia di politica industriale. Sicché non dovremmo stupirci di tanta superficialità. Per non dire di come Elly Schlein affronta i temi legati al Pil: con mezza Europa in crisi, dove Germania e Francia si dibattono per impedire che la recessione abbia la meglio sulle loro economie, lei incalza il governo Meloni irridendo la crescita dell'1% del Pil italiano, quasi che sia normalità l'averla realizzata in un contesto globale tanto tribolato. E non si dica che è merito del Pnrr, perchè saremmo costretti a controbattere con la voragine del Superbonus. Ma dove ha studiato i principi dell'economia la segretaria Schlein? Chi la consiglia? Pensare che nel Pd ci sono anche fior di economisti i quali, al netto delle posizioni ideologiche e della propaganda di mestiere, sanno bene quanta tenacia è necessaria affinchè il Pil guadagni non l'1% ma persino lo 0,1%. È però sul tema del salario minimo che la leader dei democratici tocca il punto più alto del suo comizio in riva al lago. Alla platea degli imprenditori accorsi a Villa D'Este per misurare la solidità del sistema Italia nel novero dell'Unione, lei spiega che l'Italia è l'unico Paese europeo in cui i salari reali non sono aumentati dal 1990, anzi sono diminuiti e questo si riflette sul potere d'acquisto delle famiglie. Con qualche rettifica, si tratta di una realtà nota che però, secondo un recente rapporto di Eurostat, nell'ultimo anno sta migliorando. Ma se il riferimento è al salario numerico, non v'è dubbio che l'Italia deve fare ancora della strada. E che cosa propone la Schlein per risolvere rapidamente il problema? Si prenda il contratto più rappresentativo tra le varie categorie, suggerisce la leader del Pd, e lo si trasformi in benchmark, ovvero in uno standard di riferimento per tutti i contratti con un imperativo: il salario minimo non deve scendere sotto 9 euro l'ora. Parafrasando la ministra del Lavoro Marina Calderone, osserviamo che quando si parla di contratti, si dovrebbe conoscerli e non tirare a vanvera un paio di frasi molto orecchiabili ma drammaticamente vuote di contenuto. Dobbiamo perciò pensare che la segretaria del Pd non conosca la differenza tra salario e retribuzione, dove il salario dell'ora lavorata è solo una componente della retribuzione. E dunque, se il riferimento è a quest'ultima, allora dobbiamo considerare le numerose tutele e garanzie di cui è composta (ferie, permessi, benefit vari, assistenza sanitaria, bonus, Tfr, eccetera) se vogliamo fare un confronto credibile con la media europea. Assegnare a una cifra simbolica un risultato totalizzante è la dimostrazione del fatto che non si conosce quanto un contratto, così articolato, possa valere realmente. Se il faro resta fisso su quel numero c'è il rischio che vengano meno altre componenti persino più rilevanti, con danno per il lavoratore. Peraltro, prendere a riferimento «un contratto rappresentativo» tra le varie categorie d'impresa, vuol dire non conoscere la realtà produttiva del Paese, tante sono le differenze - e dunque le esigenze - tra un settore merceologico e l'altro. Il punto vero è che compito del governo è spingere imprese e sindacati ad accelerare sul fronte della contrattazione collettiva di secondo livello, quella che appunto si fa carico degli aumenti retributivi.

Oltre a premere nella direzione del rinnovo dei molti contratti scaduti. Il taglio al cuneo fiscale e gli incentivi contenuti nel decreto coesione daranno una mano a completare l'opera. Il resto sono chiacchiere pronunciate in riva al lago di cui presto si perderà l'eco.

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