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Entrare nella stanza da letto? Adesso si rischia un processo

Una goliardata di alcuni amici è finita davanti al giudice con l'accusa di violazione di domicilio e conseguente divieto di avvicinamento

Entrare nella stanza da letto? Adesso si rischia un processo

Si dice spesso che la legge non ammette ignoranza, che chiunque commetta un reato ne è responsabile davanti alla legge anche se ignaro di aver violato i confini della legge. La storia che arriva dalla Calabria, raccontata da Il Tempo, ne è un fulgido esempio. In tanti si possono rivedere nella storia dei due fratelli, coinquilini, e dei loro amici, finiti sotto processo per una goliardata che tutti, o quasi, almeno una volta hanno compiuto, senza sapere che si stavano rendendo responsabili del reato di violazione di domicilio.

Il quotidiano non rivela i nomi dei due protagonisti principali della vicenda, a cui vengono dati due nomi di fantasia. Per mantenere l'anonimato, non viene nemmeno rivelata la città in cui si sono svolti i fatti, ma solo la regione, che è la Calabria. I due fratelli coabitano e un giorno, uno dei due, decide di invitare a casa alcuni amici comuni. Nulla di strano, una fattispecie frequente che si è successivamente evoluta in una goliardata, tanto innocente quanto irregolare. Forse per noia, o forse per coivolgere l'altro fratello nella serata, gli amici decidono di fargli uno scherzo e, complice il fratello che li aveva invitati, entrano nella stanza da letto in cui lui, in quel momento stava dormendo. Vogliono registrare la sua reazione e così accendono gli smartphone e iniziano a filmare quella scena. Il ragazzo che dormiva non reagisce bene allo scherzo, forse anche per l'atteggiamento aggressivo mostrato dagli amici del fratello e per la volontà di volerlo riprendere per poi condividere la clip sui social.

Il video finisce in alcune chat e inizia a diventare virale sugli smartphone degli amici. La reazione del ragazzo vittima dello scherzo non si fa attendere: denuncia gli autori dello scherzo e li trascina in tribunale. Una reazione certamente inaspettata per la piccola comitiva, che pensava di fare semplicemente uno scherzo goliardico. Invece inizia un processo per violazione di domicilio, un'accusa che per il giudice di Cassazione ha basi solide e argomentazioni sufficienti per imporre a uno dei componenti del gruppo il divieto di avvicinamento al denunciante. La sentenza nasce dal principio di inviolabilità del domicilio, che anche in una situazione di coabitazione sussiste per gli spazi non comuni.

Anche in queste circostante, infatti, esistono "ambiti personali ed inviolabili", come la camera da letto, la cui privacy viene tutelata dal Codice penale. Quindi, "il consenso all'accesso nell'appartamento prestato da uno solo dei coabitanti non può che limitarsi agli spazi comuni ed a quelli di sua esclusiva pertinenza".

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