Coronavirus

Gli eroi in servizio nei supermercati: "Turni troppo lunghi, abbiamo paura"

La proposta per sentirsi più tutelati: "Dovremmo ridurre l'orario di apertura e stare chiusi la domenica, così diminuisce il tempo di esposizione al rischio contagio"

Gli eroi in servizio nei supermercati: "Turni troppo lunghi, abbiamo paura"

Non ci stancheremo mai di ringraziare l'eccezionale lavoro che il personale medico e quello sanitario stanno facendo in questi giorni di assoluta emergenza per l'Italia. Ma ci sono anche altri tipi di eroi ai tempi del Coronavirus, costretti a recarsi sul posto di lavoro per fornire i servizi essenziali alla popolazione: chi lavora nei supermercati non può restare a casa poiché deve garantire la vendita di pane, latte, uova, acqua e non solo. Se noi facciamo ancora la spesa in questo preciso momento è grazie a loro, che continuano a essere al nostro servizio nonostante non si sentano completamente tutelati.

Ogni volta che si torna a casa, spesso con una famiglia sulle spalle, il dubbio è sempre lo stesso: "Avrò preso il virus? Domani mi sveglierò con la febbre? Lo trasmetterò anche ai miei figli?". A raccontare la drammatica situazione è stata Barbara Suriano dell'Ipercoop Casilino a Roma, che ha messo nero su bianco una realtà preoccupante che riguarda anche gli altri colleghi del nostro Paese: "I primi tre giorni dopo il decreto del premier Conte siamo stati senza mascherine perché l'azienda non le forniva. Ci siamo arrangiati con quelle che usano gli addetti al forno e ai laboratori". Sono poi arrivate nella giornata di mercoledì, ma sono state centellinate e la maggior parte di loro "è stata costretta ad usare la stessa per 4-5 giorni, rendendola inefficace". La rappresentante sindacale aziendale, iscritta alla Filcams-Cgil, ha aggiunto che addirittura non sarebbe stata fatta neanche la sanificazione dei locali: "Gli addetti alle pulizie, poveracci, fanno quello che possono, ma il team non è stato rafforzato".

"Orari ridotti e chiusura domenicale"

Nello sfogo riportato da La Repubblica, Barbara si è domandata: "Ma perché non riducono l'orario di apertura?". Una delle tante ipotesi avanzate era stata quella di aprire dalle ore 10.00 alle 18.00 in modo da "ridurre il tempo di esposizione al rischio contagio, e di fare due turni di rifornimento a ipermercato chiuso. Non abbiamo avuto risposta. E perché dobbiamo rimanere aperti anche la domenica?". Intanto anche gli altri sindacati di categoria hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio per chiedere più tutele e più chiarezza nelle misure di protezione da adottare.

Un altro ruolo delicato è quello delle cassiere, così come testimoniato da Federica Scanu del quartiere popolare di Garbatella a Roma: "Ho una mascherina di stoffa che ci ha fatto un'amica, perché quelle professionali con la valvola non si trovano più". E in tutto ciò centinaia di clienti "passano a pochi centimetri di distanza perché da quando c'è l'epidemia vendiamo il triplo, comprano come se ci fosse la guerra. Chi lo sa chi è malato e chi no?".

Il consiglio principale di buonsenso per chi lavora nei supermercati appena si torna a casa è quello di togliersi le scarpe e i vestiti tenendoli possibilmente lontani dalla stanza di maggiore affluenza dell'abitazione, farsi la doccia e lavarsi le mani con il gel igienizzante. I dipendenti sono visti come degli angeli ma in realtà loro non si sentono affatto così, anche perché la condivisione con gli altri colleghi non è più la stessa: "Non parliamo più tra di noi, non scherziamo, non ci sono più i clienti affezionati che ti portano una caramella o ti accarezzano con una parola gentile. Ora, al supermercato, c'è solo silenzio.

E paura".

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