La presenza di faglie ha permesso al magma di risalire dalle profondità fino alla superficie. Per questo l'Etna ha eruttato. È questa la conclusione di uno studio, condotto dai ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dell'Istituto di oceanografia e geofidica sperimentale (Ogs), che si proponeva di indagare le cause che permettono al magma di risalire verso la superficie.
Gli scienziati spiegano che, da circa 500mila anni, "l'attività tettonica di un'ampia zona di faglia nella parte meridionale del vulcano (tra Acireale ed i dintorni di Adrano) ha portato alla formazione di zone di "apertura" della crosta terrestre". Sarebbero proprio queste "fessure" le vie preferenziali usate dal magma per risalire in superficie. Ma, la deformazione della faglia nella zona tra Acireale e Adrano e nelle zone più a nord "ha portato alla migrazione del vulcanismo e, nel contempo, alla chiusura repentina dei condotti eruttivi precedentemente attivi". Questo fenomeno, spiegano i ricercatori, è la causa del "processo di migrazione del vulcanismo dal versante meridionale (attivo da almeno 500.000 a circa 200.000 anni fa), fino all'area della Valle del Bove (da circa 100.000 a 70.000 anni fa) e agli attuali centri eruttivi (da circa 60.000 anni fa ad oggi)".
Capire i meccanismi di trasferimento del magma è essenziale per capire come evolve il vulcanesimo nello spazio e nel tempo ed è uno dei principali obiettivi dell'Ingv, che ha costituito l'Osservatorio etneo.
I ricercatori spiegano come siano stati proprio i fenomeni deformativi ad aver "determinato la formazione e l'attività delle strutture tettoniche attive che interessano il versante orientale dell'Etna, caratterizzato da elevata sismicità, anche recente (si ricordi, ad esempio, il terremoto di magnitudo Mw 4.9 del 26 dicembre 2018 che ha interessato l'abitato di Fleri e le aree circostanti)".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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