Centralità della famiglia, colonizzazione ideologica dietro le tematiche delle unioni civili tra omosessuali e la teoria gender e affermazione della propria identità nazionale o europea, di fronte all’accoglienza. Sono questi i presupposti che hanno indotto il vescovo della diocesi di Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta, a lanciare un appello al voto “consapevole” alle prossime elezioni europee, partendo da una lettera aperta, diffusa oggi su alcuni quotidiani locali e completata da una serie di considerazioni rilasciate in giornata, a completamento del proprio pensiero.
“Se vogliamo essere coerenti, non dobbiamo inventarci una fisionomia da dare all'Europa, ma riconoscere quella che ha e che le deriva dalla sua storia cristiano giudaica - ha affermato Suetta -. Non vado contro l’Europa, ma penso a un'Europa più moderna, secondo le esigenze del tempo, in dialogo con il resto del mondo, ma senza mai smarrire la propria civiltà millenaria”. Nel ribadire l’importanza di un vito “critico” e “costruttivo”, Suetta invita l’elettore a ragionare, prima di esprimere le proprie preferenze e a votare sulla base delle proprie convinzioni, con una scelta che sia responsabile”.
E aggiunge: “Un voto secondo coscienza, che per un cattolico significa agire in modo da favorire la diffusione della civiltà cristiana, la civiltà dell'amore, caratterizzata dalla fede come valore capace di dare senso all'esistenza intera e di plasmare efficacemente ogni comunità a misura dell'uomo. Tutto ciò è particolarmente vero per l'Europa, realtà culturale e storica, prima ancora che aggregazione di Stati o di sistemi finanziari”. E cita Churchill: “Qui (in Europa) è la fonte della fede cristiana e dell'etica cristiana. Qui è l'origine di gran parte delle culture, delle arti, della filosofia e della scienza, nell'antichità come nei tempi moderni".
Nell’intravedere un progressivo tentativo di smantellare la famiglia originaria e nel ribadire la centralità di quest’ultima, il vescovo, parafrasando le parole di Papa Francesco ha parlato di "colonizzazione ideologica", in fatto di unioni civili, sottolineando che si tratta di "Modelli culturali e sociali che non ci appartengono, perché la nostra storia è basata su altro".
Così scrive nell’appello: “Assistiamo a ricorrenti tentativi di creare cittadini europei che non si sentano più ‘né cristiani, né italiani, né francesi, né padri, né madri, né maschi, né femmine’. Le leggi sull'eutanasia e sull'aborto nonché tutta la questione delle rivendicazioni gender hanno mostrato il limite e la pericolosità di questo pensiero. È bene, al riguardo, precisare che la Chiesa non difende tali valori per tradizionalismo, perché sono i valori di una volta, o per tutelare una posizione di dominanza etica, ma perché si trovano dentro una prospettiva di promozione autentica dell’uomo”.
Sul tema dei migranti afferma: "L'affermazione di una identità, in questo caso nazionale e o europea, nei confronti di tematiche quali globalizzazione, accoglienza e convivenza con gruppi o persone che provengono da altre realtà, non vuole essere un rifiuto della condivisone, a anzi il presupposto migliore”.
E poi, parla della scomparsa della giusta autostima europea: “Quest’ultima - afferma - è associata ad uno strano rifiuto di sé dell'Occidente, che si può qualificare come patologico: da una parte esso
si mostra completamente aperto a ciò che gli è estraneo mentre si rivela chiuso ed ostile a ciò che la propria storia ha di grande e di puro, evidenziando solo ciò che in essa ci sarebbe di deprecabile e di distruttivo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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