Un processo durato un anno, quattordici udienze con giudice, pubblico ministero, avvocati e cancellieri, una consulenza costata migliaia di euro affidata a uno psichiatra di chiara fama, interrogato per due volte nel corso dell'udienza. Tema: la pupù che un pover'uomo aveva lanciato dalla finestra della sua casa, imbrattando nientemeno che il cortile della austera scuola germanica di Milano.
Sia il gesto in sé sia la cartella clinica dell'imputato, in cura da decenni da parte dei servizi psichiatrici, rendevano piuttosto evidente che si era davanti non a un reato ma ad una vicenda umana, peraltro assai triste. Ma questo non ha impedito che la Procura aprisse un fascicolo di inchiesta, indagasse l'uomo per «getto pericoloso di cose» e spedisse direttamente il poveretto a processo; davanti a un giudice che ha trattato la vicenda come un processo vero per un reato vero. Fino ad arrendersi, la settimana scorsa, ed assolvere l'uomo perché incapace di intendere, come era dolorosamente chiaro fin dall'inizio della vicenda.
Quanto sia costato tutto questo al contribuente è difficile calcolare. Tutto nasce in una strada signorile di Milano, via Legnano, a ridosso del Parco Sempione, su cui si affaccia l'edificio della scuola tedesca. Ma sul cortile della scuola si affaccia a sua volta una casa di proprietà dell'Aler, l'azienda delle case popolari. Qui, in un piccolo appartamento, vive da anni C., un uomo dal profilo clinico assai pesante: invalido civile, seguito da un amministratore di sostegno, in cura al centro psicosociale del Comune. Per otto lunghi anni C. è stato ricoverato in due comunità, poi si è provato a rimetterlo a casa, per seguirlo in un contesto più aperto. Un po' ha funzionato, un po' - come era inevitabile - ha fatto il matto. Cose innocue, come lanciare i vestiti dalla finestra nel cortile della scuola.
A un certo punto, nel cortile della scuola piomba anche, dalle finestre dell'uomo, qualcos'altro. Escrementi, inequivocabilmente. «Adesso esagera», si indignano i dirigenti della scuola: comprensibilmente, anche se in realtà sembra che nel frattempo l'Aler avesse murato il gabinetto dell'uomo per costringerlo a lasciare l'appartamento. Follia o necessità che fosse, il lancio di pupù comunque scatena la reazione della scuola che fa partire la denuncia.
Dovrebbero occuparsene l'Asl e i servizi sociali: invece l'esposto viene inviato direttamente alla Procura della Repubblica, e parte l'iter giudiziario contro C.; nei cui confronti la scuola tedesca si costituisce parte civile. Dopo un anno, l'assoluzione: ma C. non lo ha ancora saputo, perché nel frattempo lo hanno riportato in comunità.Luca Fazzo
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