Coronavirus

Il farmaco che blocca l'infiammazione: "Primi miglioramenti in 48 ore"

Al San Raffaele di Milano, un paziente è stato trattato con amy-101, un farmaco sperimentale che blocca la "tempesta di citochine" a monte

Il farmaco che blocca l'infiammazione: "Primi miglioramenti in 48 ore"

Un farmaco sperimentale potrebbe inibire il nuovo coronavirus. È quanto osservato all'ospedale San Raffaele di Milano, dove un uomo di 71 anni è migliorato dopo 10 giorni di trattamento.

Il paziente era tra le persone più a rischio, con diverse patologie, tra cui ipertensione, insufficienza renale e ipercolesterolemia. All'uomo, ricoverato in ospedale per un intervento, era stata diagnosticata una polmonite, rivelatasi la conseguenza dell'infezione da Covid-19. I medici, che hanno raccontato il caso in uno studio, gli hanno somministrato il farmaco sperimentale: dopo 48 ore dall'inizio del trattamento, "il paziente ha mostrato un notevole miglioramento di tutti i parametri anormali al basale, con conseguente rapida risoluzione dell'ampia risposta infiammatoria associata a COVID-19". Al miglioramento dei parametri da laboratorio è stato associato anche quello delle "prestazioni respiratorie, con una graduale riduzione del fabbisogno di ossigeno", che lo hanno portato a respirare autonomamente dopo una decina di giorni.

Il farmaco sperimentale somministrato al "paziente 1" si chiama amy-101 e appartiene agli "inibitori di complemento". Il sistema di complemento è un insieme di proteine usato dal sistema immunitario per combattere virus e batteri. Uno studio sul Sars-CoV-2 ha dimostrato che l'attivazione del componente C3 del sistema di complemento possa aggravare la malattia. "Ciò suggerisce che l'inibizione della C3 può anche alleviare le complicanze infiammatorie polmonari dell'infezione da Sars-CoV-2", hanno spiegato i ricercatori in un articolo su Nature. Amy-101 bersaglia la proteina C3, cercando di evitare l'inizio della "tempesta di citochine" all'origine dell'aggravamento della malattia. Il farmaco agisce a monte della "tempesta", a differenza di altri due farmaci sperimentali (tocilizumab e anakinra), che bloccano le interleuchine 6 e 1.

I risultati dello studio sul primo paziente a cui è stato somministrato il farmaco sono positivi e "indicano che l'inibizione della C3 ha il potenziale come nuova terapia antinfiammatoria nel Covid-19 e apre la strada a studi prospettici sistematici". Una sfida portata avanti da Fabio Ciceri, vice direttore scientifico per la ricerca clinica del San Raffaele di Milano: "Abbiamo deciso di puntare all'interruttore a monte di tutto, ovvero l' attivazione del complemento (C3), che è il primo evento della cascata infiammatoria- spiega l'esperto, secondo quanto riporta il Sole24ore- Se agisco sull'interleuchina 1 (IL1) spengo solo la mediazione dell'infiammazione che è orchestrata da IL1, lo stesso se intervengo solo sull' interleuchina 6. Con l'inibitore del complemento, invece, blocco tutto, perchè intervengo alla radice dell' infiammazione, di conseguenza tutto ciò che è valle si spegne".

E ora, secondo quanto riferisce il Sole24ore, ci sarebbe un secondo paziente di 58 anni, migliorato dopo aver seguito lo stesso trattamento.

Per il momento, si tratta solamente di due pazienti, ma i risultati sono incoraggianti.

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