Mentre prosegue il processo a Massimo Bossetti, spuntano altri indizi che rischiano di mettere all'angolo l'unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio.
Il 23 luglio 2014, infatti, carabinieri e polizia hanno messo sottosopra la casa del muratore di Mapello alla ricerca di documenti e prove che possano aiutare a ricostruire i suoi movimenti nel giorno in cui fu uccisa la giovane ginnasta. Gli inquirenti passano al setaccio ogni cosa, vestiti, ricevute, bollette, supporti informatici e telefonini.
Ma - ricostruisce un servizio di Quarto Grado - la loro attenzione viene catturata soprattutto da due bolle d'accompagnamento conservate in camera da letto e non insieme al resto della documentazione fiscale (che era in un cassettone nel sottotetto). Una riguarda l'acquisto di una giacca e di altro materiale da muratore avvenuto a Villa d'Adda (Bergamo) proprio il 26 novembre 2010 - giorno della scomparsa della tredicenne -, l'altra l'acquisto di sabbia in una ditta di Chignolo d'Isola - non lontano dal campo dove fu ritrovato il corpo della ragazzina - risalente al 9 dicembre 2010.
Di queste due bolle si parla anche nel verbale stilato dopo la perquisizione, dove si afferma che sono state trovate nel cassetto del comodino di Bossetti. Poi, nella sua testimonianza in aula, il comandante dei Ros, Michele Lorusso, ha detto di non essere certo di averli trovati nel comodino, ma di essere certo che fossero in camera da letto.
Perché Bossetti le teneva separate dal resto? Che volesse nascondere qualcosa? I suoi legali sostengono che in camera non c'erano solo le due bolle
sospette, ma anche altre ricevute, come quella della tassa sui rifiuti. Inoltre gli acquisti a Villa d'Adda e a Chignolo d'Isola erano stati regolarmente dichiarati al commercialista, segno che l'uomo non avesse nulla da temere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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