Gli italiani perdono il lavoro? Fazio pensa ai pesci a Venezia

Il conduttore televisivo guarda al lato positivo della pandemia di coronavirus, dicendosi felice per il ritorno dei pesci nella Laguna di Venezia e degli uccelli in città. Ma si dimentica di chi non arriva a fine mese e di chi ha perso il lavoro

Gli italiani perdono il lavoro? Fazio pensa ai pesci a Venezia

Pesci, uccelli, inquinamento nel Punjab (in India, giusto per dare le coordinate geografiche). Sono queste le priorità secondo Fabio Fazio. Già, in tempo di coronavirus, nel quale gli italiani sono costretti a casa da due mesi e non torneranno certo alla normalità il 4 maggio, il noto conduttore televisivo pensa ai pesci che sono tornati a popolare le acque salmastre della Laguna di Venezia e agli uccelli che sono tornati a fare i nidi in città. Ma non solo, bada persino all’inquinamento diminuito nel Punjab e alla possibilità attuale di vedere la catena dell’Himalaya anche da duecento chilometri di distanza. Insomma, per il giornalista è questo il lato positivo dell’incubo Covid-19.

Peccato però che Fazio, nel suo intervento pubblicato sulle colonne di America Oggi (e riportato da Dagospia), si dimentichi del lato negativo, quello più "reale" e grave dell’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Sars-Cov2. Ecco, Fazio si dimentica dell’economia e del lavoro, o meglio delle persone, degli italiani che non riescono più ad arrivare a fine mese, che hanno il frigo vuoto, che hanno perso il lavoro. Oltretutto, il timoniere di Che tempo che fa, sembra non badare nemmeno troppa attenzione ai contagiati e ai deceduti sotto i colpi del coronavirus.

"Tornano i pesci nella laguna di Venezia, gli uccelli nelle città fanno i nidi sui grattacieli, il mare torna limpido, si riduce drasticamente l’inquinamento e nel Punjab, dopo trent'anni, a duecento chilometri di distanza, torna visibile la catena dell’Himalaya. Non è una cosa da poco. Dobbiamo riflettere su quel che è accaduto e sulla necessità di una nuova strada da percorrere", scrive in un passaggio della sua lettera, nella quale scrive che sì, "l’Italia è stata duramente colpita da questa pandemia" e che tutti gli italiani, anche quelli all’estero, sono "accumunati anche dallo stesso dolore".

Dunque, Fazio filosofeggia sematicamente, dicendo che non bisogna "ripartire", bensì "ricominciare": "Tutti vogliono ripartire. Mi permetto invece di suggerire un altro verbo che è anche un obiettivo: ricominciare. Non da dove eravamo rimasti ma scegliere una nuova strada. Che non contrapponga l’ambiente agli esseri umani o l’economia alla salute ma che ci porti a ritrovare equilibrio e a rimettere in ordine i nostri valori e magari a rivedere le regole del gioco".

Finita qui? Macché.

Il Fazio pensiero – che sta già facendo molto discutere – termina con questa considerazione: "Ma se qualcosa di buono c’è, è proprio la possibilità di riflettere e di guardare in noi stessi che il silenzio e l’isolamento ci hanno imposto".

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