Dai cani guida per non vedenti a quelli per disabili fisici, dai cani da valanga a quelli per il soccorso marino, ormai le responsabilità del più fidato amico dell’uomo sono cresciute si può dire con il crescere delle sue esigenze psicofisiche, spesso in declino a causa dell’allungamento che ha subito la sua vita. Certamente fra le malattie più temute dagli anziani, per le devastazioni e le conseguenze sui familiari, ci sono l’Alzheimer e la demenza senile.
È quindi la volta dei cani istruiti per aiutare queste persone gravemente malate, ricordando loro quando assumere i farmaci, incoraggiandoli a bere, a mangiare e a dormire a intervalli regolari. Quest’idea è stata sviluppata dagli studenti di disegno alla Glasgow School of Art e sta diventando una vera e propria ricerca scientifica portata avanti dalla Alzheimer’s Scotland and Dogs for the Disabled. Per comprendereildrammaticofenomeno della demenza senile è sufficiente pensare che nel 2021, se non ci saranno cambiamenti radicali (non previsti), un milione di persone in Inghilterra sarà interessato da forme di demenza. Una su tre, oltre i 65 anni.
Le razze di cani impiegate sono essenzialmente due, il Labrador e il Golden Retriever. Si tratta di cani già ampiamente utilizzati nei soccorsi e come cani guida per ciechi, viste le loro straordinarie capacità di apprendimento, di docilità e di forza. L’istruzione comporta ad esempio l’uso di una speciale borsa di medicinali dalla quale esce una nota che ricorda al paziente il momento di assumere un farmaco, oppure risvegliare il malato a un certo punto del mattino, quando il sonno si protrae per troppo tempo. I cani vengono istruiti a guidare coloro cui sono affidati a orientarsi durante la giornata e a incoraggiarli nell’aprire armadietti che contengono cibo per animali, ma, al contempo, biglietti scritti con precise istruzioni per nutrire se stessi. Un paio di volte al giorno il cane è istruito a sospingere dolcemente il proprietario verso il bagno, dove note colorate a grandi caratteri, impressi su fogli messi in posizioni strategiche, ricordano agli ammalati l’esigenza di lavarsi. Naturalmente l’attività di questi cani non può essere sfruttata per pazienti con grado avanzato di malattia. Infatti i primi due Labrador «anti Alzheimer» saranno consegnati, tra pochi mesi, a quattro coppie di cittadini scozzesi di cui uno dei partner deve versare nelle prime fasi della malattia. Dichiara all’ Independent Joyce Gray, responsabile dell’Alzheimer’s Scotland, che la persona ai primi stadi della demenza è ancora capace di vivere una vita relativamente normale e il cane lo aiuterà nel mantenere la routine e nell’allungare il più possibile i tempi dell’inevitabile peggioramento.
Spesso la conversazione con altre persone rende il malato di Alzheimer confuso e irritabile e qui sta un altro vantaggio del cane che può restituirgli una sensazione di compa-gnia e di supporto silenziosi.
Dalle ricerche pare che gli ammalati dimentichino i volti di parenti e amici ma non quelli dei loro animali. «La persona si accende quando vede il suo cane e interagisce con lui senza necessità di comunicazione verbale» afferma Gray.Un’altra volta il cane può diventare l’unica àncora sicura per l’uomo perso nel buio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.