Politica

Fico punisce la casta? No, i pensionati

Il diritto acquisito modificato con regolamento è un precedente pericoloso. Se passa alla Camera, pure l'Inps potrà farlo

Fico punisce la casta? No, i pensionati

Il marxista Roberto Fico, presidente M5s della Camera, con la sua proposta di regolamento interno di ricalcolo con il metodo contributivo dei vitalizi assegnati prima della legge Monti (che lo ha adottato per le pensioni maturate dal 2012 in poi) applica il motto di Mao Tse Tung: «Eliminarne uno per educarne 100».

Questa proposta di regolamento è palesemente incostituzionale. Le leggi vigenti non possono esser modificate con un regolamento parlamentare, ma se questo è approvato a maggioranza, entra in vigore. E in attesa di ricorsi alla suprema Corte crea un precedente prezioso per estendere il ricalcolo col metodo contributivo anche alle pensioni ordinarie, determinate con i metodi prima vigenti, che sono la grande maggioranza di quelle attuali.

La loro tosatura, mediante tale ricalcolo non darebbe solo un risparmio annuo di spesa di 70 milioni, come per i vitalizi, ma svariati miliardi: utili per finanziare l'assegno di cittadinanza. Il grimaldello con cui, colpendone uno, il vitalizio, se ne possono «educare 100», cioè sottomettere ad analogo trattamento, le pensioni Inps, sta nel principio di eguaglianza di trattamento, stabilito dall'articolo 3 della Costituzione. È vero che tale principio impedirebbe proprio di ricalcolare i vecchi vitalizi con il sistema contributivo quando essi sono stati assegnati in epoca in cui il contributivo non era in vigore per l'Inps o per gli statali. Ma esistono varie sentenze della Corte costituzionale, secondo cui le pensioni e le retribuzioni elevate possono esser sottoposte a riduzioni, purché ciò riguardi tutte le tipologie di pensioni o non solo alcune e purché ciò serva per ridurre il debito pubblico.

D'altra parte, esistono sentenze che stabiliscono che le pensioni modeste erogate a chi non ha altro reddito vanno salvaguardate. Ecco così che chi - sulla base di tesi para marxiste - concepisce le pensioni come assegni per i bisognosi, si può partire dai vitalizi e poi ricalcolare con il sistema contributivo tutte le pensioni, salvo quelle minime, così dando luogo all'appiattimento dei trattamenti.

Il problema, a questo punto, è politico. Le norme costituzionali possono essere aggirate, ritardate, manipolate. Ma il problema fondamentale che - allora - si pone è quello della certezza del regime vigente, al momento in cui una persona ha il diritto alla pensione e quello della salvaguardia del valore del risparmio di chi, accanto alla pensione, dispone di redditi derivanti dalla previdenza esercitata nel passato. Metodo retributivo e contributivo, in una economia fondata sul lavoro e sulla produzione e non sull'assistenzialismo, hanno - in modi diversi - un requisito comune: quello del rapporto della pensione con la retribuzione, mentre questa è commisurata alla quantità e qualità del lavoro fatto.

I diritti acquisiti si rispettano: nello Stato di diritto vi è la garanzia politica che la legge disponga per il futuro, non per il passato. Ciò soprattutto in tema di pensioni e di risparmio, due tematiche per le quali è essenziale la fiducia del cittadino nelle istituzioni. Gli escamotage a cui Fico si appoggia sono pericolosi. Ovviamente vi sono situazioni aberranti, come i vitalizi elevati a chi ha fatto solo una legislatura o solo la metà. Ma vanno affrontati con la legge. Il sistema della modifica delle pensioni del passato mediante regolamenti interni è estremamente pericoloso. Se oggi lo può adottare Fico, presidente della Camera, domani lo può adottare il presidente dell'Inps per i pensionati che andarono a riposo anni fa. Questo non è più lo Stato di diritto.

È lo Stato post sovietico.

Commenti