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Ma fidiamoci della scienza non dei giudici

Ma fidiamoci della scienza non dei giudici

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Ma fidiamoci della scienza non dei giudici

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Spesso è troppo facile prendersela con i giudici, specialmente quando delle sentenze ne sappiamo poco e niente. In un processo ci sono migliaia di carte, ci dicono, e noi commentiamo le sentenze sapendone poco, magari quello che abbiamo visto in tv o sui giornali. Verissimo. Si resta perplessi però quando la magistratura si esprime contro i fatti, e non sto parlando di un invito a cena con delitto. Tempo fa, riguardo al terremoto in Abruzzo, i giudici emisero delle condanne perché secondo loro i terremoti si potevano prevedere. Solo secondo loro, però, non per la comunità scientifica. Altre volte si sono pronunciati contro i vaccini, o a favore del metodo Di Bella, del metodo Stamina, dell'omeopatia, adesso tocca ai cellulari. La corte di Appello di Torino, avvalendosi di esperti, ha infatti emesso una sentenza a favore di un ex dipendente Telecom stabilendo «un nesso eziologico tra la prolungata e cospicua esposizione lavorativa a radiofrequenza emesse da telefono cellulare e la malattia denunciata». Detta altrimenti: usare il cellulare provoca il cancro. Che, fosse vero, sarebbe una roba da titoli di giornale, ma prima la notizia sarebbe uscita su riviste autorevoli come Science, Nature o Lancet. In realtà è esattamente il contrario: ormai due decenni di studi e di ricerche dicono che non c'è nessun nesso tra le onde elettromagnetiche emesse dai cellulari e i tumori. Lo dice la comunità scientifica, lo dice l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma i giudici dicono il contrario. E dunque, di chi bisogna fidarsi? Va da sé della scienza, ma è cosa che dovrebbero fare anche i giudici. Non ci vuole neppure molto per sapere cosa pensa la comunità scientifica di un dato tema, tantomeno bisogna spendere soldi per sentire consulenti: basta andarsi a vedere i risultati delle ricerche scientifiche (magari non su Google, ma sulla Cochrane Library sì). Mi rendo conto, l'espressione «onde elettromagnetiche» fa un po' paura, perché fa venire in mente chissà cosa. Ma pensate che la luce del sole è fatta di onde elettromagnetiche, tanto per dirne una, ma lì, a differenza dei cellulari, è davvero provato un nesso tra esposizione ai raggi solari e tumori alla pelle.

Stranamente però nessun bagnino ha ancora intentato causa a uno stabilimento balneare per eccessivo assorbimento di onde elettromagnetiche spaziali (in altre parole per essersi abbronzato), probabilmente perché, essendo provato scientificamente, nessun tribunale gli darebbe ragione.

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