La Fiera di Roma al bivio, tra fallimento e rilancio

Il neo amministratore unico, Pietro Piccinetti, presenta il programma di rilancio puntando con forza sull’internazionalizzazione e sulla prima fiera iraniana in Italia. Ma resta l’incubo del fallimento e della conseguente possibile svendita dell’area

La Fiera di Roma al bivio, tra fallimento e rilancio

Salvare la Fiera di Roma, rilanciarla e trasformarla in un volano di ricchezza e lavoro per la Capitale e per il Paese, trasformarla in un palcoscenico del made in Italy puntando con decisione all’internazionalizzazione. La missione (quasi) impossibile è quella che si è caricato sulle spalle il nuovo amministratore unico della Fiera, Pietro Piccinetti, un professionista del settore e un tecnico chiamato a rianimare una struttura sommersa da 200 milioni di euro che rischia seriamente la chiusura, a meno che non ci sia uno sforzo da parte delle istituzioni (la società proprietaria delle aree della nuova e della vecchia Fiera è Investimenti Spa che fa capo alla Camera di commercio di Roma (58,5%), al Comune di Roma (21,7%), alla Regione Lazio (9,8%) e a Lazio Innova (9,8%), società sempre della Regione guidata da Nicola Zingaretti). Inutile dire che per Roma perdere la propria fiera equivarrebbe a una sorta di manifesto pubblico del proprio declino. «Sui debiti c’è il concordato preventivo. La nuova fiera di Roma rimane sempre dipendente dall’approvazione della variante urbanistica della vecchia Fiera, altrimenti Investimenti (la società che controlla le due fiere, ndr) sarà purtroppo obbligata a fare anche altre scelte. Quali? Vender tutto, anche la nuova Fiera. Pensate che non faccia comodo a un cinese? Solo io ne conosco dieci. Ma non può esistere una Capitale senza Fiera». Un’ipotesi che Piccinetti cerca comunque di sventare illustrando un piano di rilancio che dovrà, comunque, fare i conti con le decisioni delle istituzioni romane. «Uniti si vince. Roma non può permettersi di perdere una scommessa strategica e rinunciare a una Fiera che sia volano per l'economia del territorio» dichiara Piccinetti, intervenendo a una conferenza stampa presso la Camera di Commercio. Piccinetti illustra come le fiere rappresentino un motore imprescindibile per l'economia. I 34 quartieri fieristici italiani, con 946 manifestazioni, 200.000 espositori finali e 22 milioni di visitatori totali, nel 2016 hanno generato un volume d'affari di 60 miliardi di euro, dando origine al 50% dell'export nazionale e costituendo il principale strumento di promozione per il 75% delle imprese industriali e per l'85% delle PMI e il principale veicolo di diffusione dell'immagine del nostro Paese e del Made in Italy nel mondo (dati AEFI - Associazione Esposizioni e Fiere Italiane). «Il polo fieristico romano non deve rincorrere modelli fieristici di altre realtà urbane.

Quello che serve è un vestito su misura, capace di vestire la peculiare identità romana valorizzandone le enormi potenzialità». Piccinetti presenta i principali appuntamenti fieristici messi in programma per i prossimi mesi e pensati per ridare linfa al polo fieristico e soprattutto alla Capitale. Sono, in ordine di calendario, ESC CONGRESS 2016, il più grande congresso medico europeo e il più importante a livello mondiale dal punto di vista scientifico, a Fiera Roma a fine agosto. L’appuntamento - che porterà a Roma 35000 delegati da 144 paesi, per un totale di oltre 60 mila unità di presenze e un indotto sulla città in 5 giorni di congresso pari ad almeno 160 milioni di euro - «deve inaugurare - commenta Piccinetti- un piano di sviluppo della vocazione al turismo congressuale della Capitale, attualmente solo al 20esimo posto nella graduatoria convegnistica, mentre l’Italia si assesta al sesto». A ottobre sarà la volta di MAKER FAIRE ROME – The European Edition, il più importante spettacolo al mondo sull’innovazione, un evento illustrato da Massimiliano Colella, direttore generale di AssetCamera e organizzatore di questo evento amatissimo dai ragazzi tanto da essere diventato un campione di incassi e presenze. A novembre sarà ospite di Fiera Roma «IRAN Country Presentation», la prima fiera iraniana fuori dall’Iran, appuntamento fondamentale per il processo di internazionalizzazione del comparto fieristico italiano. «È stato il mio primo atto da amministratore di Fiera Roma - racconta Piccinetti che da tempo ha stretto rapporti di cooperazione con Teheran - e ne vado particolarmente fiero. Ho firmato l’accordo per questa strategica manifestazione con il viceministro dell'Industria iraniano Esfahbodi davanti al premier Renzi e al presidente Rohani e lo considero un esempio significativo del ruolo che le fiere possono avere nel promuovere incontro e business con partner esteri - pubblici e privati.

E in quest'ottica Roma, in quanto sede delle Istituzioni, non può che essere candidata ideale per promuovere tale tipo di rapporti». Da ultimo, tra un anno esatto, sarà la volta di BLAST, una sorta di expo di start up e imprese che metterà a sistema tutte le più interessanti realtà che operano nel settore dell'innovazione digitale. «Con questo progetto - dice Piccinetti - Fiera Roma si candida a essere polo di attrazione di eccellenza per il settore, con una forte ricaduta sul tessuto imprenditoriale del territorio».

Infine tra idee, speranze e progetti un richiamo alla realtà e un appello a fare presto e sconfiggere le inerzie burocratiche per salvare un patrimonio di Roma, con un appello a ciascun candidato sindaco, affinché «al di là degli schieramenti, ci sia un impegno di responsabilità verso la città. Solo unendo le forze di tutti e giocando tutti nella stessa squadra sarà possibile vincere questa partita. La posta in gioco è un'opportunità enorme per la Capitale».

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