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Flat tax e cantieri Perché si può fare

Flat tax e cantieri Perché si può fare

Il grande vincitore delle elezioni europee, Matteo Salvini, leader della Lega, ora propone al socio di governo sconfitto, i 5 Stelle, l'attuazione subito di due punti fondamentali del programma di centrodestra, di natura liberale. La riduzione delle imposte, partendo dalla flat tax, che riduce la progressività a proporzioni conformi al mercato, in cui i tributi sono il prezzo dei servizi pubblici e la Tav, grande infrastruttura con cui si unifica, nei fatti, il mercato europeo e lo si collega al mercato globale mondiale, con le rotte atlantiche e - soprattutto - con quelle dell'Oriente, tramite il Canale di Suez ora raddoppiato. Per la Tav, vitale per tutta l'Italia, essenziale per il Piemonte, ove il centrodestra ha trionfato, il problema finanziario si risolve, nell'immediato, coi fondi comunitari. Ma per la flat tax, la regina del pacchetto del programma, c'è un cospicuo problema finanziario di breve termine. Essa, infatti, genera aumento del gettito, tramite l'«effetto Laffer»: dal nome dell'economista che «battezzò» la politica fiscale degli Usa di taglio fiscale per rilanciare l'economia produttiva. Ma tale effetto non è immediato. C'è, adesso, un problema di copertura.

L'Italia sta per ricevere la richiesta europea di ridurre il debito eccessivo, con multa salata, se non si provvede. Come rispondere: con deficit aggiuntivo? Non basta baciare il rosario e la croce. Gesù e la Madonna non fan miracoli fiscali. E il mercato del debito, in cui lo spread è al rialzo, non manda lettere e multe, ma non fa sconti. Dunque, «mission impossible»? No.

La strada per risolver il rebus c'è. Consiste nel negoziato con Bruxelles tramite politici autorevoli, perché dotati di competenza economica ed eletti con molti voti nelle recenti elezioni europee, che facciano parte della maggioranza, da esse emersa. Essa è costituita, nello schieramento di centrodestra, dai popolari e dai liberali, risorti, con il raddoppio dei voti, e in quello di centrosinistra dai verdi, anch'essi tornati importanti con l'aumento di voti. Nel pacchetto del negoziato gradita di certo la Tav, anche perché riduce l'inquinamento. Ma la flat tax? Va tenuto presente che ora l'Italia è in semi stagnazione e che nel resto dell'Unione europea la ripresa economica già modesta, è rallentata. Vi è, pertanto, in Italia, una ampia capacità produttiva inutilizzata e nell'Unione europea nel complesso occorre un rilancio. Per esso serve la politica fiscale strutturale, non l'effimera spesa corrente, su cui han insistito i governi del Pd e quello attuale. Il voluminoso «fiscal compact» (patto fiscale) dell'Unione europea, stabilisce la regola del bilancio in tendenziale quasi pareggio con due deroghe. Esso va corretto per il ciclo, e ciò comporta un maggior deficit per colmare il cosiddetto «output gap», cioè metter in moto capacità produttiva inutilizzata. Inoltre le riforme strutturali possono migliorare produzione e produttività.

È, perciò, ammesso un temporaneo aumento di deficit, se ciò serve a tali scopi, come un investimento in infrastrutture produttive e riduzioni di imposte con effetto Laffer mediante una ragionevole flat tax da realizzare a tappe. Un negoziato, attuato col supporto del nostro centrodestra, è fattibile con successo.

La soluzione del rebus c'è.

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