Il fisco italiano colpisce ancora, proprio sotto le elezioni, in modo da distruggere a febbraio il beneficio elettorale dato ai dipendenti statali con l'aumento delle loro retribuzioni, dando luogo in parecchi casi ad una riduzione in confronto a prima degli aumenti. A causa della progressività dell'Irpef, mito e tabù della nostra sinistra, dal Pd a LeU e costellazioni varie, e dell'intrico di deduzioni, detrazioni e bonus che la bucherellano, una parte dei docenti ha ricevuto una busta paga netta più magra questo febbraio rispetto al novembre scorso. Ciò a causa dei conguagli fiscali e contributivi. Una beffa incredibile ma vera. Non dovuta ad errori ma alla corretta applicazione della giungla di norme Irpef. Ho davanti a me un esempio, fra tanti, di un docente di scuola media che, in gennaio, ha avuto un netto in busta paga di 1.662 euro, contro un lordo di 2.350, e trattenute fiscali e contributive di 667 euro a proprio carico, mentre in febbraio, per effetto dei conguagli contributivi riguardanti la perdita di quella parte del bonus Renzi di 300 euro di cui usufruiva il lavoratore, a causa dall'aumento di stipendio, ha avuto in busta paga un netto di 1.336 euro. Ossia una riduzione di 298 euro rispetto al mese precedente, che è maggiore dell'aumento retributivo di cui il docente ha sin qui usufruito. Tutto ciò con la flat tax non può succedere, dato che essa è molto più semplice, avendo una no tax area di 12mila euro e un'unica aliquota del 23% sull'imponibile netto solo dei costi e delle detrazioni fisse per carichi di famiglia.
Da tempo girano comunicati esplicativi di organismi professionali e di organi ministeriali rivolti a spiegare l'intrico di situazioni che si creano per effetto del mutamento della busta paga lorda e netta e degli oneri fiscali e contributivi (nel periodo transitorio e poi da marzo, quando andranno a regime gli aumenti stipendiali).
Il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, per metterci una toppa, aveva emanato un comunicato in cui prometteva il reintegro del bonus renziano di 80 euro di cui aveva usufruito l'impiegato pubblico con un reddito imponibile fra 8mila e 26mila euro. E invece...
Nella flat tax non esistono bonus, il carico fiscale viene alleviato solo riducendo l'aliquota dal 23 al 22 o, potendo, al 20% ed accrescendo la no tax area e le detrazioni per carichi di famiglia, che si perdono per gli alti redditi. La giustizia fiscale consiste in una imposta semplice e certa, con la moderata progressività che deriva dall'esonero della prima parte del reddito guadagnato, che non ha capacità contributiva.
C'è un detto latino che si applica molto bene alle imposte personali progressive in cui il legislatore teorico centellina i suoi criteri di giustizia consentendo così più facilmente, al politico, di manipolarli: «Summum ius - summa iniuria», ossia «massima giustizia - massima ingiustizia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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