Cronache

Folla ai funerali di Lorenzo Orsetti, morto in Siria per combattere l'Isis

È tornata a Firenze la salma di Lorenzo Orsetti, il combattente italiano partito per la guerra in Siria contro l'Isis e morto in battaglia il 18 marzo. Folla al corteo funebre

Folla ai funerali di Lorenzo Orsetti, morto in Siria per combattere l'Isis

Accolto come un eroe, per l'ultimo saluto della sua città. Firenze accoglie il ritorno a casa della salma di Lorenzo Orsetti, 33enne, partito quasi due anni fa volontariamente dall'Italia per andare a combattere l'Isis in Siria con la comunità curda. Una folla di circa 200 persone ha accompagnato in corteo il suo feretro, portato sul carro con le bandiere dell'Anpi e dell'Ypg la milizia curda impegnata in Siria, alla camera ardente dove rimarrà fino ai funerali di domani e alla sepoltura nel cimitero delle Porte Sante.

"Sono contento di questa partecipazione perché è il segnale che Lorenzo è un buon esempio, una persona che è vissuta e morta per certi ideali, ma che non spunta dal nulla: c'è un movimento, una società civile che ha accompagnato la sua formazione, in Italia e nel Rojava (i territori curdi in Siria). Per me è una gioia vedere tanta gente qui vicino a lui", ha detto il padre Alessandro Orsetti.

Lorenzo Orsetti, fiorentino di 33 anni, nome di battaglia Tekoser (lottatore), è stato un combattente italiano che è andato in Siria, nel mezzo della guerra civile, per battersi in prima persona a fianco dei curdi contro l'Isis. I terroristi islamici hanno rivendicato la sua uccisione lo scorso 18 marzo. In un'intervista realizzata a marzo del 2018 per il Corriere fiorentino Lorenzo riassumeva così la sua storia: "Ho lavorato per 13 anni nell'alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perchè mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa. L'emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti.

Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi".

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